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venerdì 31 maggio 2013

Ai tempi di Gesù erano molti i taumaturghi che operavano miracoli. 44



Al tempo di Gesù ogni contrada dell’Impero romano era dominata dalla superstizione e da fedi apocalittiche. Fiorivano i culti iniziatici, la magia e la mantica; imperversavano atteggiamenti penitenziali, demonologia, oracolistica; vigeva dappertutto e universalmente la fede nella venuta di una qualche divinità redentrice.

Storici severi come Tacito, Svetonio e Dione Cassio riportano nelle loro opere prodigi di ogni genere. Tanto per fare un esempio l’imperatore Vespasiano, come ci tramanda Tacito, guarì un paralitico e restituì la vista a un cieco davanti a molti testimoni, facendo esattamente come Gesù fece in situazioni analoghe, cioè spalmando sulle ciglia un miscuglio di saliva e di polvere (Marco. 8, 23; Giovanni 9, 6). Infatti, quest’uso della saliva come mezzo terapeutico o magico era allora ampiamente diffuso proprio in simili patologie.

Approfittando della psicosi religiosa di massa che alimentava l'esercito dei pii, dei bigotti e degli stupidi sorsero in quel tempo molti ciarlatani che la tradizione ci ha tramandato come taumaturghi capaci di ogni prodigio.
Una delle più celebri figure di questo genere, contemporaneo di Gesù e degli Apostoli, fu il filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana. Filostrato, che per mandato dell’imperatrice Giulia Domina nel 200 tracciò in una celebre biografia, il profilo di questo mitico personaggio, ce lo fa apparire come una perfetta contraffazione di Gesù.

Già alla nascita, intorno a lui aleggiano apparizioni angeliche e, ancora fanciullo, stupisce con la sua prodigiosa saggezza i sacerdoti del tempio.
In seguito, accompagnato dai discepoli, percorre l’Asia Minore, la Siria, la Grecia fino a Roma operando prodigi di ogni genere: guarigioni, resurrezioni, cacciata degli spiriti maligni, lettura del pensiero e così via. Anche la natura si sottomette al suo volere. Infatti, riesce a placare le tempeste in mare e a fermare i terremoti.A Rodi richiama un ricco giovinetto sull’inutilità della ricchezza. A Roma risuscita una fanciulla, che sta per essere seppellita. Agli amici preannuncia il proprio arresto e la propria condanna. E, dopo la sua resurrezione, viene annunciata la sua ascensione al cielo.

Qui è chiaramente evidente che i tradizionali ingredienti miracolistici delle narrazioni evangeliche erano dovunque in circolazione e che la credulità popolare era diffusa a tutti i livelli.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)