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venerdì 3 maggio 2013

Il Vangelo di Giovanni (Parte terza). 36


Fra i vari episodi citati dagli altri evangelisti e totalmente assenti in Giovanni alcuni rivestono un'importanza fondamentale. Elenchiamoli: 1.le tentazioni cui venne sottoposto Gesù da parte di Satana dopo i quaranta giorni di permanenza nel deserto, 2.le resurrezioni della figlia di Giairo e del figlio della vedova di Nain, 3.altre guarigioni miracolose specialmente di tipo esorcistico, 4.alcune parabole, 5.la trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor, 6.la questione del tributo a Cesare, 7.la piccola apocalisse riferita alla distruzione di Gerusalemme, 8.la condanna a morte di Gesù da parte degli ebrei, 9.la sua ascensione al cielo, 10.il primato di Pietro e 11.l'istituzione dell'eucaristia.

Altrettanto rilevanti sono gli avvenimenti presenti in Giovanni e assenti nei Sinottici. Vediamoli: 1.le nozze di Cana; 2.il dialogo con la samaritana; 3.l'adultera perdonata; 4.la discussione con Nicodemo; 5.la resurrezione di Lazzaro; 6.il lavaggio dei piedi agli apostoli nell'ultima cena; 7. la presenza di un personaggio misterioso, chiamato "l'apostolo che Gesù amava", falsamente ritenuto lo stesso Giovanni.
Esaminarli tutti richiederebbe troppo tempo ma su almeno un paio vale la pena di soffermarci. Cominciamo dall'assenza più incredibile, quella dell'istituzione dell'eucaristia.

Confrontando nei Vangeli sinottici i brani relativi all'ultima cena noteremo che tutti e tre descrivono l'istituzione dell'eucaristia con le stesse parole scritte da Paolo nella sua prima Lettera ai Corinzi (1 Corinzi 11, 23-29). Giovanni, invece, ignora completamente questa istituzione ma rivela particolari importanti, ignoti agli altri evangelisti, come la lavanda dei piedi. L'eucaristia, quindi, fu un'assoluta invenzione paolina, messa in evidenza anche dal fatto che gli Apostoli non conoscevano una comunione sacramentale. Dopo la preghiera nel Tempio, spezzavano il pane in casa di uno di loro senza sacerdoti e senza alcun apparato cultuale e nemmeno sacramentale (Atti, 2,46; 6, 1 sg.). Infatti la teologia critica non trova alcun rapporto fra il pasto della comunità cristiana primitiva e l’atto cultuale della comunione propagato da Paolo.

Anche il primato di Pietro viene ignorato da Giovanni. Non c'è alcun cenno alle parole di Matteo: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…” (Matteo 13,20-22). Al contrario, chi in Giovanni sembra prevalere sugli altri apostoli è un personaggio misterioso chiamato: "quel discepolo che Gesù amava" (Giovanni 12,23) di cui abbiamo parlato a proposito di Lazzaro di Betania.

L'episodio del XXI capitolo, che tenta di recuperare il ruolo primario di Pietro mediante la triplice affermazione di Gesù risorto "pasci le mie pecorelle" (Giovanni 21,15-17), è chiaramente un falso accettato da tutta la teologia critica e anche da teologi cattolici.

Concludiamo l'analisi del Vangelo di Giovanni facendo rilevare che, troviamo espressa in esso la netta convinzione che Gesù fu giustiziato per motivi politici voluti dal clero collaborazionista dei romani e non per motivi religiosi come la blasfemia.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)