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martedì 8 ottobre 2013

La resurrezione di Cristo (Quinta parte) 77

Il luogo delle apparizioni di Gesù risorto secondo Marco e Matteo fu la Galilea, secondo Luca, invece, Gerusalemme. Alcuni teologi volendo eliminare queste contraddizioni, presenti anche nei Vangeli Apocrifi, inventarono assurdamente una località, chiamata Galilea, prossima al Monte degli Olivi, o nei dintorni di Gerusalemme. Ma questi tentativi furono ben presto ignorati. Altri studiosi per togliere di mezzo queste contraddizioni,spiegarono l’apparizione di Cristo in Galilea come un vecchio abbaglio di Marco , Ma altri, difendendo Marco, le attribuirono addirittura ad un premeditato errore di Luca.

Certo, Gesù avrebbe potuto apparire dovunque, e in effetti il Quarto Vangelo parla di cristofanie sia in Gerusalemme che in Galilea (Gv 20, 19 sgg. e 21) e il Diatessarone di Taziano, una sorta di concordanza evangelica composta intorno al 170 col fine esplicito di appianare le incongruenze dei Vangeli canonici, dice la stessa cosa. Ma al Quarto Vangelo non si può attribuire nessun valore storiografico, tanto più che l’indagine storico-critica ha provato che il capitolo 21, proprio quello contenente il racconto dell’apparizione del Risorto in Galilea, è da considerrsi assolutamente un falso aggiunto molto posteriormente per provare con il tu es Petrus l'investitura di Pietro a capo della Chiesa.

Inoltre, né Marco né Matteo parlano di apparizioni in Gerusalemme; né Luca parla di apparizioni in Galilea. Negli Atti degli Apostoli, anch’essi attribuiti a Luca, il Risorto ordina espressamente ai discepoli «di non allontanarsi da Gerusalemme, e di attendere là il compimento della promessa del Padre», per poi, dopo una breve allocuzione, ascendere immediatamente in cielo (Atti, 1, 1 sgg.).

E anche nel Vangelo di Luca egli comanda: «E voi restate qui in città, finché non sarete armati della forza che discende dall’alto» (Lc. 24, 49). Pertanto Luca parla solo di apparizioni del Risorto a Gerusalemme o nei dintorni, nulla, invece, di apparizioni in Galilea. Al contrario! Egli le esclude addirittura proprio con l’ordine imposto ai discepoli sia negli Atti che nel Vangelo di non abbandonare Gerusalemme fino all’accoglimento dello Spirito nella festività della Pentecoste.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)