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venerdì 11 ottobre 2013

La resurrezione di Cristo (Sesta parte) 78

Anche il numero dei testimoni della resurrezione, stando ai Vangeli, agli Atti degli apostoli e alle Lettere di Paolo è sempre contradditorio. A questo proposito vale la pena di accennare, almeno di sfuggita, al fatto che in relazione alla resurrezione i cultori della Cabala affermano che ci troviamo continuamente di fronte al numero 8. Gesù risorge l’ottavo giorno dopo l’inizio della settimana di Passione; i Vangeli contengono in tutto 8 notizie sulla sua Resurrezione e sulle sue apparizioni e citano 16 (= 2 x 8) nomi di testimoni oculari (Cfr. Mc. 16, 1 sgg. specie 16, 7. Inoltre 14, 28; Mt. 28, 1 sgg. specie 28, 16 con Le. 24, 1 sgg). Paolo in una sua Lettera, parla di una apparizione di Gesù davanti a 512 fratelli (8 x 8 x 8); perfino il numero delle resurrezioni nominate nei Vangeli (eccettuata quella di Gesù) è ancora 8.

Allo stesso modo il nome numerico del Risorto (Gesù) suona nella scrittura originaria 888; anche tutti i suoi appellativi (Cristo, Signore, Salvatore, Messia) nella scrittura greca contengono il fattore 8. Ma è serio, mi chiedo, ritenere manifestazioni divine queste elucubrazioni numeriche come se il buon Dio si dedicasse a simili esercizi aritmetici?

A parte la confusione sulle apparizioni che riscontriamo nei Vangeli, ci risultano in forte contrasto anche le asserzioni di Pietro e di Paolo a questo proposito. Paolo parla di sei epifanie, cinque davanti agli Apostoli e una davanti a cinquecentododici fratelli tutti insieme (1 Cor. 15, 5sgg.), aggiungendo anche che la maggior parte di questi testimoni «è ancora in vita». Stranamente, però, un’apparizione tanto imponente non viene citata in nessun altro documento del Nuovo Testamento e inoltre mal si concilia con la dichiarazione di Pietro, secondo la quale Dio avrebbe consentito a Gesù «di apparire non a tutto il popolo, ma a noi, testimoni scelti già in precedenza da Dio, a noi che dopo la sua Resurrezione dai morti abbiamo mangiato e bevuto con lui» (Atti, 10, 40 sg.).

Ma, davanti a questa affermazione, ci chiediamo, perché mai il Signore apparve solo ai discepoli, e non anche ai suoi accusatori e giudici, per dimostrare loro la sua reale resurrezione.


Di questo serio problema si occupò, con sarcasmo, il filosofo Celso, polemista anticristiano, che pose il sommo dottore Origene in notevole imbarazzo. Il grande teologo, arrampicandosi sugli specchi, seppe rispondere assurdamente all’avversario pagano dicendo che il Risorto si limitò ad apparire a poche persone, perché gli altri non avrebbero saputo sopportare la vista della sua immagine trasfigurata (Origene, Contra Celsum). Insomma, per non accecarli, poveretti!

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)