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martedì 15 luglio 2014

Già nel XIX secolo filosofi e letterati consideravano la religione cristiana come una creazione paolina. 157

Fin dal XIX secolo filosofi e letterati riconobbero apertamente il fatto che per opera di Paolo il cristianesimo originario fu totalmente stravolto per cui, da un vivente disegno di Gesù per il bene dell’uomo scaturì una progressiva adorazione della sua persona e l'istituzione di una entità religiosa totalmente estranea alla predicazione evangelica.

Il filosofo inglese Lord Bolingbroke fu il primo ad individuare nel Nuovo Testamento due religioni, quella di Gesù e quella di Paolo. Analogamente Kant distinse acutamente fra la dottrina di Gesù e quel che di essa fecero, a suo avviso, gli apostoli, da una parte e Paolo dall'altra, in quanto «in luogo del concreto insegnamento religioso del santo Maestro, esaltarono la venerazione del Maestro stesso».

Altrettanto decisamente Lessing separò la religione del Cristo, cioè «quella religione ch’egli stesso conobbe e praticò come persona umana, e che ogni uomo potrebbe condividere», dalla religione cristiana «che presuppone come vero ch’egli fu più che uomo,facendone come tale un oggetto di venerazione».
Anche Fichte e Schelling riconobbero che, per usare le parole di quest’ultimo, «già nella spiritualità di Paolo, l’apostolo delle Genti, il cristianesimo divenne altra cosa da quel che fu negli intenti del Suo fondatore».

Paolo diede inizio, dunque, a questo mutamento radicale, decisivo per la Chiesa.
Con lui cominciò il trapasso dall’originario Cristianesimo escatologico a quello sa-
cramentale; al posto del prossimo avvento del messianico Regno sulla terra, ansiosamente atteso dagli Apostoli e dai giudeo-cristiani, subentrò il concetto greco di immortalità e il profeta ebreo divenne il cristiano Figlio di Dio. In altri termini: la
delusione dell’attesa (Parusia) venne compensata con la fede nell’Aldilà. Senza questa trasformazione, la mancata realizzazione del Regno avrebbe segnato il destino finale della giovane setta di Gesù e il cristianesimo attuale non sarebbe mai nato.

Pur essendo Paolo il vero ideatore della divinizzazione di Gesù, tuttavia per lui Gesù non si identifica con Dio, come insegna la Chiesa. Ancor meno Paolo giunse ad ipotizzare una qualsiasi traccia di dottrina trinitaria. Furono tutte cose inventate dalla Chiesa nel IV secolo sotto l'influenza dell'imperatore Costantino. Ma fu Paolo a stravolgere la dottrina del Maestro e indurre la Chiesa a collocare in second’ordine l’etica dell’amore, che fu al centro della predicazione di Gesù. Metafisica invece di ethos, fede invece di amore, cristologia invece di discorsi della montagna; questo è stato, grosso modo, il suo cammino. La dogmatica diventò più importante dell’etica, la retta fede più importante dell’agire rettamente.

Come attesta significativamente il presunto credo «apostolico», che non contiene una sola parola dell’insegnamento di Gesù, ma solo le dottrine della Chiesa posteriore, Gesù fu innalzato al cielo perché non desse più fastidio in terra e consentisse la creazione della Chiesa, cioè di una poderosa istituzione pseudoreligiosa, oscurantista ed oppressiva, perdurante nei secoli. Il tutto riassunto nella memorabile frase del Padre della Chiesa Ippolito: «Il Verbo balzò dal cielo nel corpo della Vergine, dal corpo della Vergine sulla croce, dalla croce nell’Ade; poi saltò nuovamente sulla terra - oh! la nuova resurrezione! - e dalla terra in cielo. E così si assise alla destra del Padre».

I nobili ideali di Gesù furono rimossi dallo pseudoideale di una fede e di una ecclesiasticità, che la massa scambiò per il valore originario. Naturalmente fu necessario lasciare in vigore i comandamenti biblici, tuttavia sviliti nella loro importanza e deprivati della loro radicalità. Nel Medio Evo, poi, il sommo teologo ufficiale della Chiesa, Tommaso d’Aquino, sostituì i principi del Discorso della Montagna con l’Etica del pagano Aristotele, togliendo definitivamente alla Chiesa ogni riferimento evangelico.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)