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venerdì 4 luglio 2014

Il cristianesimo di Paolo deriva dal paganesimo. 154

l ritardo della Parusia, con tutte le inevitabili conseguenze negative che comportava. costrinse Paolo a riformulare radicalmente la sua teologia e lo portò ad aprirsi alle religioni misteriche che allora erano diffusissime in tutto l'Oriente e specialmente a Tarso, sua città natale. Egli cominciò allora a elaborare il mito del Figlio di Dio, che muore e risorge per redimere l'umanità, che allora era all'ordine del giorno. Nell’antichità i processi di eroizzazione, di deificazione e di apoteosi erano diffusissimi, e tutti erano alla spasmodica ricerca di Salvatori e di Redentori. Figure storiche vissute ben prima di Gesù erano state venerate come esseri soprannaturali, come Sotéres (Salvatori) e Kyrioi (Signori divini), uomini come Zarathustra o Buddha.

Per Paolo era stato di importanza fondamentale nascere e trascorrere gran parte della sua giovinezza lontano dalla Palestina, fra i gentili, in una città come Tarso, in cui era grande la tensione culturale e religiosa, essendo il centro di convergenza di tutte le teologie escatologiche del vicino Oriente.
In questa città, infatti, era diffusa la tendenza sincretica che portava a fondere e a mescolare i vari culti misterici alla cui base c'era la concezione dell'immortalità dell'anima che veniva redenta dalla morte e dalla resurrezione degli dèi soterici: Mitra, Adone, Attis e Osiride, immolatisi per la salvezza dell'umanità.


Le Religioni Misteriche, dette anche Misteri, erano culti di divinità provenienti dalla Tracia, dall’Asia Minore, dalla Siria, dall’Egitto, diffusi in Occidente molti secoli prima del cristianesimo. Essi, interiorizzati e moralizzati dai greci, non operando distinzioni razziali o di casta, erano diffusi in tutti gli strati sociali e promettevano la liberazione dai vincoli del male e la speranza in un destino felice nell’aldilà, partecipando al banchetto dei beati e vivendo nella perenne gioia dei Campi Elisi. Per il raggiungimento della futura vita celeste e dell'immortalità era necessario ottenere la purificazione, la rinascita e la filiazione divina, e soprattutto, attuare l'ascesi tramite il dominio degli istinti e delle passioni.


È indubbio che Paolo, come ogni altro bambino nato e cresciuto a Tarso, dovette subire il fascino delle grandi cerimonie che si svolgevano in onore degli dèi misterici, considerati salvatori divini, e assimilarne inconsapevolmente i riti e i significati profondi, soprattutto i due sacramenti più importanti, che egli adotterà poi per il suo cristianesimo personale, il battesimo e l’eucaristia.

Infatti, in tutte le Religioni Misteriche ellenistiche esistevano due momenti cultuali dominanti: il banchetto sacro ritualizzato, durante il quale si mangiava la carne del Dio, cioè del dio-animale (agnello, toro o pesce) a lui sacrificato, e si beveva un calice di vino a simboleggiare il suo sangue, e il battesimo, inteso come cerimonia unica di affiliazione ma anche come lavacro di tutte le colpe. I banchetti sacri affondavano le loro radici negli antichissimi riti del cannibalismo rituale, praticato non per istinto ferino ma per acquistare le particolari energie fisiche e spirituali della vittima, mangiandone le carni.


Il quotidiano contatto con questi riti pagani impedì a Paolo di crescere con l'incontrastabile certezza, comune a qualsiasi gerosolimitano di nascita, di essere il centro religioso dell'universo e di considerare i gentili (gli infedeli incirconcisi) nient'altro che rozzi e reietti peccatori e lo portò ad aprirsi alla spiritualità pagana che annoverava anche scuole filosofiche di altissimo livello etico. Le sue Lettere, sono zeppe, infatti di formule tratte dal lessico religioso dei pagani, che in modo sorprendente spesso coincidono anche concettualmente con le idee delle religioni misteriche e con la filosofia greca. Il culto di Mitra, che denota tanti e sorprendenti parallelismi col cristianesimo, proprio a Tarso, patria di Paolo, aveva un santuario già in epoca precristiana. Nella stessa Tarso c'era poi il culto di una divinità agreste che muore e risorge, Sandan, protettrice della città, la cui morte e resurrezione veniva celebrata solennemente tutti gli anni. Ovviamente in quella città erano ben conosciuti Adone, Attis e Osiride, divinità che muoiono e risorgono.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)