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martedì 7 ottobre 2014

Gesù non ha mai inteso istituire una Chiesa perdurante nei secoli. 175

Tutta la predicazione di Gesù, incentrata permanentemente sulla proclamazione dell'imminente fine del mondo, escludeva categoricamente che egli pensasse alla fondazione di una Chiesa, intesa come istituzione salvifica perdurante nei secoli.
Ma la Chiesa cattolica fa risalire a proprio lui la sua fondazione, richiamandosi al passo di Matteo «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno sopra di essa» (Mt. 16, 18). Ma questa frase altisonante, che rinnega tutta l'escatologia espressa nei Vangeli, non venne mai pronunciata da Gesù perché egli mai annunciò la costruzione di
un’organizzazione permanente e universale di culto.

Inoltre l’espressione di Matteo, rivolta a Pietro, non solo non si adatta alle concezioni di Gesù ma non ricorre né in Marco né in Luca né in Giovanni . La cosa è tanto più singolare perché Marco e Luca - fatto assai importante - confermano con le stesse parole di Matteo il riconoscimento della messianicità di Gesù da parte di Pietro ma Ignorano del tutto l'istituzione della Chiesa.


È inoltre sconcertante che il termine «chiesa» (lat. ecclesia, aram. k’nischta), che
in seguito avrebbe giocato un ruolo importantissimo, sia del tutto assente in non meno di dieci scritti neotestamentari: nella Lettera a Tito, nella Seconda Lettera a Timoteo, nella Prima e nella Seconda Lettera di Pietro, nella Prima e nella Seconda Lettera di Giovanni e in quella di Giuda. Quind, evidentemente si tratta di un falso aggiunto posteriormente.

Ed è poi altrettanto singolare che lo stesso Matteo usi soltanto due volte la parola «chiesa», sempre assente negli altri evangelisti (Mt. 16, 18 e 18, 17). Per altro, nella seconda volta viene adoperata non nel senso di «Chiesa universale», ma di «comunità locale. Infatti, il versetto recita: Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano (Mt. 18, 17) . Ma, a giudizio pressoché unanime della critica teologica, queste parole non possono essere riferite a Gesù, il quale non dispregiava né i pagani né i peccatori, anzi proprio ai publicani e ai peccatori donava la propria amicizia. Ergo, anche la seconda menzione della Chiesa è una falsificazione.


Ma cerchiamo di approfondire ulteriormente il problema. Com’era possibile che un’istituzione così fondamentale come la «Chiesa» fosse nota solo ed esclusivamente a Matteo? Com’era possibile che mancasse in Marco, che pure riproduce, secondo la tesi ecclesiastica, la predicazione di Pietro? Com’era possibile che Gesù, immediatamente dopo una così solenne investitura avuta da parte di Pietro che lo proclamava Messia, rivolto a Pietro esclamasse: «Via dai miei occhi, Satana!»? (Mt. 16, 23). Sant'Agostino, di fronte ad un fatto così assurdo dichiarò perplesso: «Uno stesso Pietro poco prima definito santo, e subito dopo Satana, così, da un momento all’altro...» (Aug. Semi. 76,3). Tutte queste incongruenze confermano che versetti di Matteo, riferito all'istituzione della Chiesa, è stato aggiunto posteriormente da un falsario.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)