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venerdì 10 ottobre 2014

Molte serie considerazioni contraddicono l'istituzione della Chiesa da parte di Gesù. 176

Anzitutto, Gesù preannunciò continuamente e ripetutamente il Regno di Dio, la Basileia, ma mai accennò alla istituzione di una Chiesa. Infatti, nei Vangeli ad un’unica menzione della parola Chiesa fanno riscontro molte dozzine di espressioni concernenti il Regno di Dio.
Gesù non ha fatto mai dipendere l’ingresso nel Regno di Dio dall’appartenenza a una Comunità Superiore, come farà poi la Chiesa. Infatti, come avrebbero mai potuto Pietro e gli altri Apostoli continuare a recarsi nel Tempio a pregare (Atti, 3, 1), se appartenevano ad una Chiesa, apertamente concorrente col giudaismo?

E poi la storia del cristianesimo primitivo mostra che Pietro non possedette affatto quella posizione autorevole, che avrebbe dovuto competergli in seguito all'investitura attribuitagli da Gesù, come narrata in Matteo (Mt. 16, 18). Alla cristianità più antica era del tutto ignota qualsiasi particolare prerogativa concessa da Gesù a Pietro. Anzi era Giacomo, fratello di Gesù, ad essere considerato dagli apostoli e dalle stesse autorità del Tempio la leadership dei cristiano-giudei fino alla sua morte.

I Vangeli accennano più volte ad una lotta intestina tra gli apostoli per la supremazia del gruppo. ll giudizio di Gesù in questa polemica fra i discepoli: «Chi vuoi essere fra voi più grande, dovrà essere servo di tutti» (Mc. 10, 43), è stata definita l’argomentazione interna più esplicita contro l’autenticità di un’affermazione del Maestro tesa a conferire il primato a un apostolo.


Infine,la Chiesa non ha mai saputo spiegare il mistero irrisolto che ben tre dei quattro Vangeli tacciano su questa sua presunta fondazione e che Matteo ne faccia menzione soltanto in un passo. Se Gesù avesse avuto l’intenzione di dar vita a una Chiesa non ne avrebbe parlato solo una volta, per di più di sfuggita, ma sempre, come faceva a proposito del Regno di Dio, e noi oggi potremmo leggerla in tutti i Vangeli e con parole inequivoche.

È singolare, anche, che solo nel II secolo il vescovo Ignazio, che non sedette nemmeno sul soglio di Pietro (Ign., Smym. 8, 2), ci offra la parola «cattolico», che non si identificherà con la definizione di «cattolico romano» se non molto tempo dopo. In quel tempo la Chiesa non era affatto una realtà. Infatti, tutti i teologi e i vescovi della Chiesa antica non si avvalsero affatto per oltre due secoli della due parole fondanti: "chiesa cattolica", poi tanto celebri. E fino alla metà del III secolo, nemmeno i Vescovi romani vi si richiamano.

Già ai tempi di Goethe i teologi contestarono la fondazione di una Chiesa ad
opera di Gesù. E anche tutta la ricerca seria del XX secolo afferma apertamente
che Gesù non pensò affatto alla creazione di un’istituzione universalizzante e che predicò un Regno per i giudei, non una Chiesa per i pagani,
Quindi, le celebri parole fondative della Chiesa (Mt. 16, 18).sono considerate uno dei falsi più clamorosi del Nuovo Testamento, elaborato dalla gerarchia romana e interpolato forse nel IlI secolo.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)