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martedì 18 novembre 2014

1 “L'invenzione del cristianesimo” - Premessa

Un'approfondita indagine critica del cristianesimo, quale questo libro si prefigge di fare, rende necessarie alcune brevi informazioni preliminari, indispensabili per un suo inquadramento.
Pochi credenti sanno che il cristianesimo si è sviluppato in due tronconi, molto diversi l'uno dall'altro. Il primo, che possiamo chiamare giudeo-cristiano, ha avuto origine dagli apostoli guidati da Giacomo, fratello di Gesù; il secondo, che possiamo chiamare ellenistico-pagano, è stato una creazione personale di Paolo di Tarso, il san Paolo della Chiesa.
Il cristianesimo giudaico, nella sua breve esistenza, è rimasto sempre ligio all'ebraismo più ortodosso e ha praticato, con straordinario zelo, tutte le pratiche del giudaismo rituale: la frequentazione quotidiana del Tempio, la partecipazione ai sacrifici, l'osservanza delle festività e della legge ebraica. Per esso il cristianesimo non era una nuova religione contrapposta all'ebraismo, ma un suo completamento e riguardava soltanto gli ebrei della Palestina e quelli che si erano sparsi nelle molte contrade dell'impero romano.
Tutti gli altri: i romani e i pagani in genere, erano esclusi perché l'etica biblica, ed anche quella evangelica, erano settarie e ostili agli stranieri. Non dimentichiamo che gli ebrei si consideravano il popolo eletto, l'unico in cui scorreva sangue divino, e che Mosè, su preciso comando di Jahvè, aveva condannato a morte e sterminio tutti i nemici di Israele.
Quali aspettative aveva il cristianesimo giudaico? Come vedremo più dettagliatamente in seguito, esso credeva fermamente che Gesù risorto sarebbe tornato quasi subito, in carne e ossa, per creare il Regno di Dio in Terra, come avevano annunciato i profeti, e che avrebbe dato inizio ad un lungo periodo di pace e di armonia per Israele prima e per il resto del mondo poi.
Il cristianesimo ellenistico-pagano, fondato da Paolo, si configurò, invece, come un filone eretico del vecchio ebraismo, e finalizzato alla creazione di una nuova religione. Infatti, Paolo inviterà i suoi seguaci cristiani a rifiutare la Legge, la frequentazione del Tempio e la circoncisione, e quindi a rinnegare, di fatto, l'ebraismo, e tenderà a diffondere il suo cristianesimo personale non tanto tra i suoi correligionari ebrei quanto tra i gentili, cioè tra i pagani. Quali erano le aspettative di Paolo?
In un primo tempo, come i cristiano-giudei, cui inizialmente aderì, anch'egli attese spasmodicamente l'imminente ritorno sulla Terra di Gesù risorto. Poi, quando questa aspettativa andò delusa e i suoi seguaci entrarono in crisi, per salvare il suo cristianesimo, gettò l'ebraismo alle ortiche, abbracciò l'ideologia delle Religioni Misteriche, assimilata da giovane nella sua città natale, che ipotizzava l'immortalità dell'anima, rimandò il ritorno di Gesù al Giorno del Giudizio e trasformò il Messia crocifisso nel Redentore dell'intera umanità. Il nuovo Regno di Dio, non più terreno ma celeste, avrebbe riguardato l'aldilà, dove le anime immortali sarebbero vissute in una eterna beatitudine. Insomma inventò il nucleo fondamentale che costituisce il cristianesimo attuale. La sua nuova teologia fu sempre sconfessata dalla Chiesa di Gerusalemme, rimasta fedele all'ebraismo.
Per alcuni decenni i due cristianesimi convissero tra contrasti più o meno palesi. Le Guerre Giudaiche del 70 e del 135, che portarono alla distruzione di Gerusalemme e della Palestina e alla totale diaspora degli israeliti sopravvissuti, segnarono la fine definitiva del cristianesimo giudaico. Quello di Paolo, invece, già diffuso in gran parte dell'impero romano tra i pagani, rimase l'unico vincente e diede origine alla nuova religione. Quindi il cristianesimo attuale deriva interamente da Paolo.
Ciò premesso, questo libro si prefigge di dimostrare che il cristianesimo non è una religione rivelata ma semplicemente inventata; che Gesù non era il Figlio di Dio, immolatosi sulla croce per redimere l'intera umanità, come ci è stato tramandato dai Vangeli canonici derivati da Paolo di Tarso e dai suoi seguaci, ma semplicemente un Messia jahvista, fatto crocifiggere dai romani per insurrezione armata contro Roma.
La prima parte di questa approfondita indagine prenderà in esame il Gesù storico, quale possiamo dedurre dai Vangeli: un nazireo esseno-zelota che si proclamò Messia davidico e re d'Israele, e finì condannato dai romani alla crocifissione come un ribelle jahvista.
Si esaminerà poi, nella seconda parte, la metamorfosi subita da Gesù all'indomani della sua pseudo-resurrezione, quando i suoi seguaci, che diedero origine alla Chiesa cristiano-giudea di Gerusalemme, lo tramutarono da Messia Crocifisso nel Messia Martirizzato, destinato a tornare in tempi brevi sulla Terra come Figlio dell'Uomo, per liberare definitivamente Israele e creare il Regno di Dio.
Si parlerà della parusia, cioè dell'attesa spasmodica del ritorno dal cielo del Gesù risorto in carne ed ossa, ritenuta imminente dai primi cristiano-giudei di Gerusalemme e anche da Paolo di Tarso in un primo momento, ma poi, non essendosi verificata, da lui rinviata a sine die, cioè al Giorno del Giudizio.
Si arriverà quindi, nella terza parte, all'ultima e definitiva trasformazione di Gesù nel Cristo Figlio di Dio, incarnatosi come uomo e poi immolatosi sulla croce per la salvezza universale, e si scoprirà che fu, in assoluto, una personale invenzione teologica di Paolo di Tarso.
I primi due Gesù, di natura esclusivamente umana, riguardavano il solo popolo ebraico; il terzo, fatto assurgere dai pagano-cristiani al rango divino, consustanziale al Padre, riguardò il mondo intero.
Nelle quattro parti successive verranno analizzati, a brevi linee, la diffusione del cristianesimo paolino, il suo trionfo per opera dell'imperatore Costantino, l'istituzione della Chiesa, la sua successiva mondanizzazione e trasformazione in un apparato oppressivo e criminoso. La nona ed ultima parte, infine, prenderà in esame le fonti che sono alla base del cristianesimo. Sono quelle canoniche, riconosciute dalla Chiesa come rivelate da Dio; quelle apocrife, considerate dalla Chiesa non attendibili; e, infine, quelle storiche di autori ebrei e romani. Nell'esaminare gli stadi delle incredibili metamorfosi cui fu sottoposta la figura di Gesù nei primi secoli della nostra èra, si farà riferimento quasi esclusivamente alle fonti canoniche.


Queste, infatti, ad una lettura non convenzionale ma attenta e rigorosa, nonostante le molte e grossolane manipolazioni messe in opera dalla Chiesa attraverso i secoli, per difendere la teologia inventata da Paolo e da essa ereditata, lasciano trasparire numerose tracce, sia pur velate, che ci consentono di ricostruire parzialmente la vera vicenda terrena di Gesù, come esposta nei Vangeli, e le sue successive trasformazioni.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)