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martedì 4 novembre 2014

La carica ecclesiastica di vescovo eliminò del tutto la guida collegiale che inizialmente vigeva nella comunità cristiana primitiva.

Se nella comunità cristiana primitiva lo spirito di Dio parlava per bocca dei «Profeti», e dunque di ogni cristiano che si sentiva «chiamato», a partire dal II secolo si vincolò tale spirito alla funzione del Vescovo, dal lV secolo venne assegnato ai Concili e in seguito a decidere tutto fu il papa.

Il termine Vescovo deriva interamente dal mondo pagano. Infatti gli Dèi, in quanto controllori delle buone e delle cattive azioni degi uomini, erano chiamati episkopoi in Omero, Eschilo, Sofocle, Pindaro. Platone e Plutarco lo usarono a proposito dei pedagoghi, i filosofi Cinici vennero chiamati con lo stesso nome. Ma erano chiamati vescovi anche i grandi sacerdoti dei culti pagani. Il vescovo cristiano però si distingueva da quello pagano esclusivamente per il potere dittatoriale e leggiferante con cui esercitava la sua carica. L'affermazione del vescovo come suprema e unica autorità delle comunità primitive fu graduale ma rapida.

Le comunità autonome primitive in epoca paolina non sottostavano ad autorità costituite e si amministravano decidendo da sole i loro affari. Tutte le persone in esse attive ricoprivano degli incarichi non in seguito a un’elezione, ma in forza di un prestigio carismatico. Poi, in epoca postpaolina, alla guida delle comunità fu posto un collegio elettivo di presbiteri (preti) e vescovi di pari diritto, con i diaconi in subordine. E solo da questo collegio, composto da persone di pari dignità, venne fuori come capo «il Vescovo». Tale evoluzione monoepiscopale non si verificò contemporaneamente nelle varie province dell'impero romano. Per esempio, non esistette in molte province fino all’inizio del III secolo una forma di episcopato monarchico a vita.

Lungo tutto il I secolo non vi fu alcuna distinzione gerarchica fra i Collegi dei
vescovi e dei presbiteri: le medesime persone vengono definite ora preti ora vescovi. Funzioni identiche vengono adempiute una volta dai vescovi e un’altra volta dai preti. A poco a poco però il presbitero divenne il sostituto del vescovo e prese il nome di «sacerdote», termine che s’impose alla fine del Il secolo. Ma il sacerdote come capo di una comunità religiosa era presente sia nel paganesimo precristiano che nel giudaismo della diaspora. 

Probabilmente fu da qui che tale titolo passò nella nomenclatura cristiana. L’attività e la funzione del.sacerdote cristiano corrispondeva esattamente in parecchi punti (controllo della comunità, esercizio della disciplina, guida del culto) a quella del sacerdote giudaico; ma risentiva anche dell’influsso pagano.

1 commento:

  1. per favore, chiedo di eliminare tutti i commenti diffamatori presenti a questa pagina:
    http://impegno-laico.blogspot.it/2011/05/il-maxiscandalo-di-don-riccardo-seppia.html

    Grazie
    Daniele Minotti

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)