Visualizzazioni totali

martedì 9 dicembre 2014

7 “L'invenzione del cristianesimo” - Parte prima. Ipotesi sulla nascita (Parte prima)

Dei quattro evangelisti solo due parlano della natività di Gesù: Matteo e Luca. Gli altri due la ignorano completamente. Ma Tatiano, autore nel 175 del Diatesserone, libro che riuniva in un solo testo i quattro Vangeli canonici, ignorava la natività di Gesù in Luca e in Matteo, come pure la ignorava Marcione nella sua Edizione Evangelica, scritta intorno al 170. Ciò a conferma delle perplessità di Girolamo, Padre della Chiesa e autore della Vulgata, a riconoscere l'autenticità dei capitoli di Luca e di Matteo riferiti all'annunciazione e alla nascita virginale di Gesù, e la supposizione che questi racconti siano stati inseriti nei due Vangeli solo nel IV secolo.
Ciò premesso, mettiamo subito in chiaro che Matteo e Luca scrivono della natività partendo da presupposti teologici diversi, per non dire contrari, e così i loro racconti sono discordanti per quanto riguarda la genealogia di Gesù, il tempo, il luogo, le modalità della sua nascita e gli eventi che la seguirono. Cominciamo dalla genealogia. Matteo elenca quarantadue antenati di Gesù (Matteo 1,1-6), privilegiando, da David in poi, la discendenza salomonica, cioè regale, in quanto voleva dimostrare che Gesù era il vero Messia, discendente della stirpe di David, come predetto dai profeti, e destinato a diventare il re d’Israele.
Luca (Luca 3,23-37) elenca una trentina di antenati in più, rispetto a Matteo, ma predilige la discendenza sacerdotale (da un altro figlio di David: Nathan), volendo togliere a Gesù ogni riferimento messianico, osteggiato da Paolo, e attribuirgli un ruolo totalmente religioso e salvifico.
Naturalmente, entrambe le genealogie che risalgono ad Adamo e coprono un intero millennio, sono pura invenzione. Lo deduciamo dal fatto che coincidono solo in due nomi e sono discordanti in tutti gli altri. Evidentemente, ha ironizzato qualcuno, i due evangelisti non si sono letti reciprocamente.
A proposito della genealogia di Matteo, suscita in noi una certa perplessità il fatto che questo evangelista inserisce in essa quattro antenate di Gesù che, a detta della Bibbia, erano donne di facili costumi e, per di più, non di sangue ebreo. Sono: la cananea Tamara, che si fa passare per meretrice, onde giacere col suocero in un rapporto incestuoso (Genesi 38); la cananea Raab che si prostituisce in casa propria (Giosuè 2); la moabita Rut, adescatrice di uomini, ma anche proclive all'omofilia, per il suo legame con Noemi (Rut), e, infine, Betsabea, l'adultera hittita, che dopo aver tradito il marito Huria con David, acconsente all'uccisione del coniuge per unirsi definitivamente al re d'Israele e dargli il figlio Salomone (Samuele 2,1).
Il luogo di nascita di Gesù, secondo Matteo e Luca, è Betlemme. Ma questa località, in cui nacque il re David, fu scelta da loro per legittimare il diritto messianico di Gesù, cioè per adempiere alle profezie che la indicavano come la città in cui sarebbe dovuto nascere il Messia. Il silenzio a proposito di Betlemme degli altri due Vangeli, nonché delle Lettere di Paolo, è significativo.
Per giustificare l'adempimento profetico i due evangelisti ricorrono a pretesti diversi. Per Matteo, Gesù nacque a Betlemme perché quella era la residenza abituale della sua famiglia. Successivamente, in seguito alla persecuzione di Erode, la famiglia di Gesù dovette rifugiarsi in Egitto. Al rientro dall'esilio si trasferì a Nazareth, senza giustificare il motivo della scelta di quel luogo.
Per Luca, i genitori di Gesù vivevano invece a Nazareth ma, in seguito al censimento ordinato da Quirinio, governatore romano della Siria e quindi della Palestina, si erano recati provvisoriamente a Betlemme a registrare i loro nomi, e in quel frangente nacque Gesù.
Per Matteo, Gesù nacque nella casa che era il luogo della sua residenza. Per Luca, Gesù nacque in una stalla, dato che i suoi non avevano trovato alloggio negli alberghi dalla città. Di fronte a questo fatto ci chiediamo stupiti: se Betlemme era il luogo di origine di Giuseppe, possibile ch’egli non abbia trovato uno straccio di parente che lo ospitasse per la bisogna, tenendo conto delle condizioni di Maria vicina al parto, dell’alto grado di ospitalità degli orientali e della loro grande capacità di adattamento?
Ma la spiegazione è un’altra. Il Vangelo di Luca, chiaramente antigiudaico, con la scelta della stalla come luogo di nascita di Gesù, vuol mettere in risalto il trattamento indecoroso, per non dire crudele, con cui Israele trattò il suo Messia. Matteo, volendo sottolineare in ogni circostanza la messianicità di Gesù e il suo destino regale, inventa la favola dei tre re magi che, guidati dalla stella cometa, vengono dall’oriente ad adorare il futuro re d’Israele, suscitando l’ira e la vendetta di re Erode che ordinò l’uccisione dei coetanei di Gesù, la cosiddetta “strage degli innocenti”.
Si tratta di pura mitologia perché nessun storico (nemmeno Giuseppe Flavio che scrisse la vita di Erode e mise in risalto i suoi numerosi misfatti) accenna mai ad una simile atrocità. Ma, cosa ancor più significativa, Luca, l’altro evangelista che tratta diffusamente della natività, sconfessa questa efferatezza di Erode, ignorandola totalmente. Infatti, mentre per Matteo la famiglia di Gesù, avvertita dall’angelo, si nasconde per alcuni anni in Egitto per sfuggire ad Erode che voleva eliminare il pargolo divino concorrente al trono d'Israele, per Luca, essa soggiorna tranquillamente a Betlemme per sei settimane e, dopo la circoncisione di Gesù e lo scadere del tempo prescritto dalla Legge per la purificazione di Maria, si reca a Gerusalemme, totalmente all'oscuro delle minacce di re Erode, per la presentazione al Tempio. Quindi ritorna tranquillamente a Nazareth, ove risiedeva già da prima.
Il racconto dell'adorazione dei magi, ancorché puramente mitologico, è importantissimo per dimostrare la messianicità di Gesù e il suo presunto diritto a diventare re d'Israele al posto di Erode. Infatti esso ci mostra che Erode non era preoccupato per la nascita di un presunto pargolo divino ma di un pericoloso concorrente al trono.



Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)