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martedì 16 dicembre 2014

9 “L'invenzione del cristianesimo” - Parte prima. Ipotesi sulla nascita (Parte terza)

C’è poi il discorso sul censimento. Luca sostiene che la nascita di Gesù a Betlemme fu dovuta al censimento di Quirinio che obbligava tutti gli ebrei a farsi registrare nel luogo di nascita. Una cosa totalmente inverosimile. Il censimento, per i romani, aveva uno scopo fiscale, serviva cioè a stabilire il censo di ciascuna famiglia per farle pagare i tributi adeguati. Come prescriveva la legge romana, l’istituzione di una nuova provincia (come quella di Giuda istituita nel 6 d.C. in seguito alla deposizione di Archelao), comportava il censimento della popolazione ai fini fiscali. Questo censimento doveva essere fatto nel luogo di residenza dove il censito possedeva il patrimonio o svolgeva la sua attività e dove, soprattutto, i gabellieri (i pubblicani) potevano riscuotere le gabelle.
Che senso aveva censirsi a decine di chilometri di distanza dall'abituale residenza dove non si possedeva nulla e nessuno ti conosceva?
Quindi il censimento per Luca è un pretesto irrazionale per far nascere Gesù a Betlemme, in ottemperanza alle profezie messianiche.
A questo punto possiamo delineare un quadro d’insieme sulla presunta natività di Gesù per stabilire le concordanze e le discordanze riferite alla stessa. Le concordanze (che sono, però, totalmente false) sono tre: 1.Betlemme, la città di nascita, considerata dagli stessi teologi cattolici un semplice requisito messianico, privo di ogni attendibilità; 2.la discendenza davidica (anche questa considerata un requisito messianico senza attendibilità e in più in contrasto con la paternità divina); 3.la verginità di Maria (di cui abbiamo dimostrato la falsità).
Per quanto riguarda le discordanze, a prescindere da quella teologica che porta Matteo a privilegiare la genealogia tutta messianica e regale e Luca quella spirituale e sacerdotale (con ammessa anche la predestinazione regale), esse, in sintesi, sono sette e tutte, da una parte e dall’altra, in odore di falsità.
Riguardano: 1.la genealogia di Gesù con ventisette antenati prima di lui di stirpe regale, per Matteo, con quarantadue antenati di stirpe natanico-sacerdotale per Luca; 2.il periodo della nascita che differisce di circa quattordici anni tra i due evangelisti; 3. la residenza della famiglia prima della nascita: Betlemme per Matteo, Nazareth per Luca; 4.il luogo della nascita: una casa per Matteo, una stalla con mangiatoia per Luca; 5. l’adorazione di Gesù appena dopo la sua nascita: i magi per Matteo, i pastori e i cori angelici per Luca; 6.la persecuzione di Erode e la conseguente strage degli innocenti in Matteo e la totale assenza del fatto in Luca; 7.la fuga in Egitto per Matteo e dopo alcuni anni il ritorno a Nazareth; il rientro subito dopo la nascita a Nazareth per Luca. Insomma sono due natività così discordanti che sembrano riferite a due personaggi diversi. E come la mettiamo con l'enciclica di papa Leone XIII “Providentissimus Deus” che afferma che gli evangelisti «esprimono con infallibile veridicità tutto ciò che Dio ha ordinato loro di scrivere e soltanto quello»?
Per quanto riguarda la città di Nazareth, anche qui le sorprese non mancano. Gesù di Nazareth o Gesù nazareno o il nazareno sono appellativi familiari ad ogni cristiano. Il significato di queste espressioni è evidente a tutti: Gesù di Nazareth significa che Gesù è vissuto per gran parte della sua vita in quella località dell’alta Galilea che va sotto il nome di Nazareth. Chiaro? Chiarissimo.
Eppure ha tutta l'aria di essere una frottola. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che molti studiosi, anche cristiani e cattolici, hanno raggiunto la certezza che Nazareth ai tempi di Gesù non esistesse nemmeno. Scrive M. Craveri nel suo libro “La vita di Gesù” (Feltrinelli. Milano, 1974): “El-Nasirah è un villaggio della Galilea, posto a circa quattrocento metri di altezza, nel quale la tradizione cristiana riconosce l’antica Nazareth, patria di Gesù. Secondo vari studiosi, tuttavia, Nazareth - meglio Natzrath o Notzereth - non è mai esistita e l’appellativo Nazareno che accompagna il nome di Gesù negli scritti neotestamentari non indica affatto il suo paese di origine, ma è da ricollegare al vocabolo aramaico Nazirâ con cui a quei tempi erano chiamati coloro che avessero fatto voto, perenne o temporaneo, di castità e di astinenza, tenendo le chiome intonse per tutta la durata del voto.”
A dimostrazione di ciò va detto che Giuseppe Flavio, storico ebreo di poco posteriore a Gesù, che nelle sue opere fece una pignola descrizione topografica della Galilea, regione da lui conosciuta palmo a palmo mentre era comandante delle truppe ebraiche stanziate nell'alta Palestina durante la guerra giudaica del 66-70, nominò di essa ogni singola cittadina, senza mai accennare all'esistenza di Nazareth.
Cerchiamo allora di capire come nasce l’aggettivo, apparentemente geografico, “nazareno”. Cominciamo dai Vangeli scritti originariamente in lingua greca. In essi l’aggettivo in questione è  (nazoraios)  (Matteo 2,23; 26,71; Luca 18,37; Giovanni 18,5; 19,19), e  (nazarenos) (Marco 1,24; 1,47; 14,67; 16,6; Luca 4, 34; 24, 19), che non significa cittadino di Nazareth o nazaretano ma appartenente alla setta dei nazirei. Cioè di quelli, come dice Craveri, che avevano fatto voto di nazireato.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)