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giovedì 4 dicembre 2014

La falsa successione apostolica fu rivendicata anche dagli eretici e dagli gnostici. 189

La successione apostolica inventata e puntellata i con interventi falsificanti, fu subito adottata anche dalla maggior parte degli «eretici», come il tardo giudaismo cristiano, gli artemoniti, gli ariani, e anche dagli gnostici, come Basilide, che pretendeva d’essere discepolo di un interprete di Pietro chiamato Glaucia (Clem. Al., Strom. 7, 17, 106), Valentino, che avrebbe ricevuto la propria dottrina da Theoda, un discepolo di Paolo (ibidem) e, infine il valentiniano Tolomeo, il quale una volta si vanta d’essere degno «della tradizione apostolica, che anche noi abbiamo ricevuto in successione ininterrotta, unitamente alla costituzione fondante di tutte le norme, attraverso l’insegnamento del nostro Redentore».

Quindi il procedimento stesso con cui la Chiesa assicurava la propria tradizione, corrispondeva esattamente al metodo probatorio adottato dagli odiati gnostici.
Ma tale principio non costituiva nulla di nuovo, in quanto sia la Chiesa che gli «eretici» seguivano i modelli più antichi, propri delle sette filosofiche.
Infatti i platonici, gli stoici, i peripatetici avevano successioni e riferimenti precisi alle loro singole scuole. Tali tradizioni erano note anche alle religioni egizie, greche e romane, e in alcune, come ad esempio nei culti di Demetra e di Mitra, esse risalivano addirittura fino alla divinità stessa.

Nell'antichità moltissimi si rifugiavano nella tradizione spinti da insicurezza,
mancanza di spirito critico o per pura e semplice indolenza. Tiresia, il sacerdote in-
vasato da Apollo di una tragedia euripidea confessa apertamente: «Giammai voglio indagare sul divino; ciò che ho ereditato dai padri, vale ancora oggi, né alcuna parola può distruggerlo, anche se un’altissima saggezza l’avesse escogitato». Perfino Cicerone scrive: «Questa fede è esistita da sempre. Forse che non dovremmo accontentarci della unanime testimonianza degli uomini?»
Un Padre della Chiesa del IV secolo dichiara: «E’ la tradizione, e dunque non indago oltre!». Lo stesso fenomeno della formazione di una tradizione definita si può osservare anche nell’Islam.


Ma il modello immediato era offerto alla Chiesa dal tardo giudaismo, cui era comunissimo il concetto che la successione garantiva la correttezza della fede. Per assicurare l’autenticità della teologia e della prassi della Legge, gli ebrei tracciarono una tradizione apposita e senza lacune che da Hillel attraverso i profeti, i padri più antichi e Giosuè conduceva fino a Mosè sul Sinai. Si trattava, dunque, di un metodo usuale, e tutta quanta la "traditio apostolica", cioè il presunto trasferimento da Dio a Gesù, da Gesù agli apostoli e da questi ai papi delle cariche e dell’autorità ecclesiastiche che non è altro che un imbroglio di prim’ordine, un cumulo di falsi.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)