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venerdì 3 aprile 2015

40 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte seconda. Paolo di Tarso. Periodo persecutorio.

Paolo entra in scena non molto dopo la crocifissione di Gesù e si presenta subito come un fanatico agente dei sadducei, partecipando attivamente agli attacchi contro i nazirei di Gerusalemme. Gli Atti (22,4; 8,3; 26 e sgg.) ce lo presentano come un fanatico persecutore dei cristiani ellenisti e testimone, non occasionale, della lapidazione di Stefano, il protomartire cristiano, e lui stesso nelle sue Lettere lo conferma senza mezzi termini.
"Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri" (Galati 1,13-14).
"[Paolo]infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione" (Atti 7,3). E ancora: "Sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, [Paolo] si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati" (Atti 9,1-2).
Lo scopo di tanto accanimento era di bloccare sul nascere il messianismo jahvista dei primi cristiani, foriero di tremende catastrofi. Non era quindi una persecuzione religiosa ma politica. Paolo era fermamente convinto che i sommi sacerdoti, che desideravano mantenere lo status quo, esprimessero il volere di Dio, mentre gli zeloti e i messianisti in genere, che volevano sconvolgere tutto, erano dei pazzi criminali che andavano eliminati e magari crocifissi.
Egli era fin troppo felice di dar loro la caccia con feroce determinazione. Dobbiamo tener presente che i cristiani di quel particolare momento storico non erano dei pacifisti, come diverranno i gentili convertiti successivamente da Paolo, bensì dei giudei messianisti legati agli zeloti, aspiranti alla rinascita del Regno di Jahvè e alla cacciata dei romani.
Ma un fatto nuovo, straordinario e sovrannaturale (secondo la sua testimonianza), cambiò all'improvviso la sua vita (36 d.C.?). Quest'evento viene raccontato pittorescamente in versioni diverse, due volte nelle sue Lettere ( Galati 1,15; 1 Cor. 9,1; 15,8) e tre negli Atti (Atti, 9,3-9; 22,6-11; 26,12-18).
Durante una spedizione punitiva contro i cristiano-ellenisti di Damasco (era stato incaricato dal sommo sacerdote Caifa di arrestarli e tradurli a Gerusalemme), fu folgorato da una visione celeste che lo portò ad una radicale conversione personale. Così passò dalla parte di quelli che fino ad allora aveva così ferocemente perseguitato, i seguaci della "Via", diventando, da quel momento in poi, altrettanto fanatico nella divulgazione della parusia (ritorno di Gesù dal cielo) quanto lo era stato prima nel tentare di ostacolarla. Questa sua conversione coincise con una rovinosa caduta (da cavallo?) che possiamo sicuramente attribuire ad un improvviso attacco epilettico.
Gli studiosi non hanno dubbi sull'epilessia di Paolo. Il neurologo A. Ragot scrive: “Paolo era soggetto a crisi epilettiche: oscuramento, aura luminosa e sonora, caduta, coma, cecità, afasia che regrediscono nei giorni seguenti, paralisi che migliora progressivamente lasciando ogni volta conseguenze emiplegiche definitive.”(A.Ragot. Paolo di Tarso, Quaderno del Circolo Renan, 4° trim., 1963). Tutti fenomeni accaduti a Paolo durante la sua prima rivelazione.
Ma la medicina odierna, a proposito dell'epilessia, spiega dell'altro. Secondo Vilayanur Ramachandran (Che cosa sappiamo della mente, Mondadori, Milano, 2004) dell'Università San Diego di California, sono numerosi e ben documentati i casi di persone che, colpite da una crisi epilettica, hanno riferito di aver vissuto esperienze mistiche e di aver ricevuto rivelazioni religiose direttamente da un’entità ultraterrena. Si tratta di allucinazioni intense che accadono specialmente nelle “crisi estatiche” che provengono dal lobo temporale.
Nonostante la brevissima durata, questi episodi provocano la sensazione di grandiose visioni celesti, fanno udire voci arcane e determinano una gioia così intensa da non poterla descrivere. Fyodor Dostoevskij, che era soggetto a questi episodi di “crisi estatiche”, li descriveva come “il tocco di Dio”. “È venuto da me, Dio esiste. Ho pianto e non ricordo niente altro. Voi non potete immaginare la felicità che noi epilettici proviamo il secondo prima di avere una crisi. Non so quanto possa durare nella realtà ma tra tutte le gioie che potrei avere nella vita, non farei mai scambio con questa”.
A conferma della stretta relazione epilessia-visioni celesti, nel Campus della Laurentian University in Canada il neuroscienziato Michael Persinger facendo indossare a centinaia di volontari un casco che emette dei campi magnetici complessi a frequenza molto bassa (il casco Koren o casco di Dio) è riuscito a provocare nei loro lobi temporali dei micro-attacchi di epilessia che inducono epifanie divine, apparizioni, sensazioni extracorporee ed altre forti allucinazioni. Tutti i partecipanti all'esperimento, in base al loro retroterra religioso, hanno visto Gesù, la Madonna, lo Spirito Santo, Maometto e altre divinità; in taluni casi perfino Satana. Persinger, a seguito di questi suoi numerosissimi esperimenti è giunto a concludere che tutte le esperienze spirituali altro non sono che semplici allucinazioni collegate a forme epilettiche. (Persinger, M.A. e Koren, S.A. “Esperiences of spiritual visitation”, Perceptual and Motor Skills, 2001)
Anche per il ricercatore Orrin Devinsky e i suoi colleghi neurologi l'attacco epilettico provoca una dissociazione mentale che genera un profondo stato di alterazione della coscienza e causa allucinazioni e visioni così vivide da sembrare più reali della realtà per cui queste allucinazioni non hanno un'origine sovrannaturale ma sono parte della normale esperienza umana. Determinano però in alcuni pazienti un cammino di conversione religiosa (Devinsky Orrin, Lai, Giorgio, La spiritualità e la religione in epilessia, Epilessia e comportamento, maggio 2008, vol.12).
Esattamente come è accaduto in Paolo. Ecco quindi come si deve spiegare la folgorazione di Damasco, le ripetute testimonianze delle sue visioni e i presunti rapimenti al terzo cielo. D'altronde è lo stesso Paolo che nelle Lettere conferma indirettamente la sua malattia, accennando spesso ad una spina nel fianco, forma allegorica per indicare un disturbo fisico ricorrente, che più volte aveva chiesto a Dio di togliergli, e scrivendo in Galati: “Voi sapete, fratelli, che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunciai il vangelo” (da lui sempre dichiarato una rivelazione divina) (Galati 4,13). Ai suoi tempi l'epilessia era considerata un morbo sacro che gli dèi riservavano a coloro che sceglievano come loro intermediari. Paolo dalle sue Lettere ci appare come un individuo di forte tempra morale. È probabile che il disagio interiore da lui provato per aver perseguitato i primi cristiani (aveva partecipato anche alla lapidazione di Stefano, il primo martire della Chiesa), acuito dal fatto che era in procinto di compiere un'altra missione crudele, abbiano scatenato in lui un forte complesso di colpa che sfociò in una violenta crisi epilettica durante la quale avvenne in lui una subitanea rivoluzione esistenziale, una totale catarsi.
Le successive visioni, di cui parla Paolo, potrebbero coincidere con altre crisi epilettiche. Per tre anni Paolo predicò il ritorno del Risorto in Arabia (Giordania attuale) e a Damasco (Galati 1,15-17), Questo comportamento, simile ad un esilio volontario, sembra molto strano e probabilmente fu determinato dal fatto che il suo turbolento passato di persecutore lo costringeva a rivolgersi a gente che non lo aveva conosciuto prima e che quindi non poteva contestarlo.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)