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giovedì 7 aprile 2016

Anche il filosofo pagano Aristotele, sotto l'egida di Tommaso d'Aquino, esercitò un poderoso influsso sul Medioevo cristiano. 255

Tommaso d'Aquino, considerato il massimo teologo cattolico, in un primo momento fu fortemente influenzato dal platonismo, come ci dimostrano le sue frequenti citazioni nei suoi primi scritti dello pseudo discepolo di Paolo, conosciuto come Dionigi Areopagita (Atti, 17,34) che esercitò un fortissimo influsso sull'intero Medioevo cristiano. Successivamente, l'Aquinate riversò nel cristianesimo, da lungo tempo completamente platonizzato, l’immenso materiale concettuale di Aristotele, con una intensità tale da elevare il filosofo di Stagira al rango di Dottore della Chiesa.

Nel periodo immediatamente precedente l'incursione aristotelica dell'Aquinate, esattamente nell’anno 1223, il Papa Gregorio IX, in un rescritto all’Università di Parigi, aveva condannato nel modo più duro l’utilizzazione della filosofia aristotelica all’interno della teologia della Chiesa, considerandola un vaneggiamento ateistico. Ma, incredibilmente, questa tendenza filosofico-teologica, che diede origine alla prolifica corrente denominata Scolastica, pur condannata da Gregorio IX, è diventata con Tommaso d'Aquino, sua guida indiscussa sul terreno filosofico aristoteliteco, fondamentale per la Chiesa e ancor oggi l'Aquinate è considerato il massimo teologo-filosofo cattolico.

Ciò a conferma della tesi che la filosofia greca ha fornito non solo la forma, nella quale sarebbe stato versato il contenuto della fede cristiana, ma una vera e propria riplasmazione di natura contenutistica, specie nella strutturazione di una teologia scientifica.

È sintomatico che lo storico dei dogmi Friedrich Loofs nel capitolo introduttivo del suo capolavoro intorno ai «Presupposti della costituzione della dottrina ecclesiastica» conceda 28 pagine alla descrizione della filosofia e della religione greco-romana, 22 pagine alla definizione del Giudaismo e riservi solo 8 pagine alla predicazione e alla persona di Gesù, nonché all’intera età apostolica.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)