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venerdì 13 novembre 2015

100 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte ottava . La pedofilia (Parte seconda)

Il celebre teologo svizzero Hans Küng, professore emerito di teologia ecumenica all'Università di Tubinga, ha elevato un'aspra condanna al Vaticano e al suo modo di gestire lo scandalo della pedofilia, e ha lanciato all'ex papa Ratzinger, suo collega un tempo di università, critiche durissime.
"Nessun'altra persona nella Chiesa ha visto passare sulla sua scrivania tanti casi di abusi", ha spiegato il teologo, citando i 24 anni in cui il futuro papa Benedetto XVI ha guidato la Congregazione per la dottrina della fede (l'ex Sant'Uffizio), durante i quali ha trattato tutti i casi di abusi sessuali in seno alla Chiesa del mondo intero "nel più assoluto segreto" e senza prendere provvedimenti drastici e risolutivi, unicamente preoccupato di soffocarli.
E continua implacabile: “Cinque anni di pontificato senza mai modificare queste pratiche funeste. La decenza esigerebbe che il principale responsabile della dissimulazione da decenni (di queste vicende), vale a dire Joseph Ratzinger, facesse un "mea culpa", ammettesse di aver fallito come servitore di una religione che mette al primo posto la difesa dei più deboli, e rassegnasse le dimissioni”.
E rivolgendosi all'episcopato tedesco prosegue con durezza: "I Vescovi, invece di chiedere perdono alle vittime, non dovrebbero riconoscere di essere dei complici? (...) La protezione dei loro sacerdoti sembra aver contato di più, per i Vescovi, che la protezione dei bambini".
Paolo Flores d'Arcais nel suo libro “La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger” si pone la domanda: “Negli ultimi tre decenni, la Chiesa gerarchica di papa Wojtyla e di papa Ratzinger ha denunciato a polizia e magistratura i casi di pedofilia ecclesiastica di cui veniva a conoscenza?” La risposta purtroppo è un categorico “Mai”. Ciò dimostra in modo lapalissiano la totale omertà della Chiesa e fa capire di "chi" sono le responsabilità per la tragedia di decine di migliaia di bambini violentati da sacerdoti cattolici.
Non solo la Chiesa di Wojtyla e di Ratzinger non ha mai voluto denunciare al "braccio secolare" i suoi pastori colpevoli ma li ha sempre perdonati, nascosti, protetti, in taluni casi perfino imboscati, frapponendo tutti gli ostacoli possibili per impedire che venissero perseguiti dalla giustizia, perché la Chiesa si è sempre considerata santa anche quando commetteva le più infami nequizie.
Le terribili parole di condanna di Gesù: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare” (Matteo 18:6) sono state sempre proterviamente ignorate da ogni ecclesiastico allo scopo di salvaguardare il buon nome della Chiesa e i suoi immensi patrimoni, minacciati da possibili richieste di risarcimento.
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)