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martedì 10 novembre 2015

99 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte ottava . La pedofilia. (Parte prima)

Il nuovo crimine, che attualmente sta infangando la Chiesa Cattolica, riguarda le
molestie e le violenze sessuali perpetrate da preti, suore e laici cattolici, su scolari e studenti, minori e non, in orfanotrofi, scuole, seminari e parrocchie da loro gestiti in Europa e in America. Si tratta di stupri e abusi sessuali su bambini, coperti sistematicamente dalla criminosa omertà della gerarchia ecclesiastica la quale, anziché punire i colpevoli, li ha sempre protetti, imboscati, spostati più volte da una parrocchia all'altra, consentendo loro così di iterare le violenze.
Nonostante le molte denunce (solo negli Stati Uniti fino al 2003 ne sono state presentate 11.000), che riguardano quasi tutti i Paesi cattolici, queste, a detta dei conoscitori del fenomeno, rappresentano solo la punta dell'iceberg, tenendo conto di quante vittime, per pudore, vergogna, ricatti e minacce (spesso appoggiate dall'opinione pubblica teocon), hanno subito i soprusi in silenzio e senza reagire.
Ma l'aspetto più grave di questo fenomeno non riguarda solo la violenza sessuale che ha coinvolto, altre che preti e suore, anche decine di vescovi e qualche cardinale, quanto la copertura degli scandali da parte delle gerarchie ecclesiastiche, spesso appoggiate dai partiti politici clericali. La Chiesa, come una piovra ferita, si è battuta con ferocia inaudita per impedire che i suoi colpevoli ministri venissero incriminati e, per di più, con sommo cinismo, ha tentato in tutti i modi di non risarcire le vittime dei soprusi patiti.
A voler imporre il silenzio, anzi il “segreto pontificio” sui reati gravi commessi dai religiosi, è stato proprio il papa emerito Ratzinger quando, da cardinale era a capo della Congregazione per la dottrina della fede (la vecchia Inquisizione).
Con una ben precisa circolare “De Delictis Gravioribus”, inviata ai vescovi di tutto il mondo il 18 maggio 2001, egli non solo ha imposto il segreto su questi orribili abusi, ma ha rivelato che a volere una tale sciagurata direttiva era il papa in persona, quel Wojtyla che il popolino, alla sua morte, voleva fosse fatto santo “subito”.
Nel 2005, a causa di questa circolare, Ratzinger è stato incriminato negli Stati Uniti per cospirazione contro la giustizia in un processo contro preti pedofili presso la Corte distrettuale di Harris County. Ma nel settembre dello stesso anno, il ministero della Giustizia degli Usa, per intervento di Bush e di Condolezza Rice, ha bloccato il processo contro di lui, in quanto, essendo diventato nel frattempo papa, cioè sovrano dello Stato pontificio, aveva diritto all’immunità riconosciuta a tutti i capi di Stato.
Ciononostante, la giustizia statunitense, con somma lealtà, è riuscita a superare i mille ostacoli frapposti dai vescovi locali e dal Vaticano e far risarcire le vittime con circa un miliardo di dollari, portando alla letterale bancarotta cinque diocesi (Tucson in Arizona, Portland in Oregon, Spokane in Washington, Davenport in Iowa e San Diego in California).
I recenti scandali esplosi quasi simultaneamente in molti Paesi cattolici come Germania, Austria, Irlanda, Malta, Italia. Belgio, Olanda e Svezia e perfino Australia ci impongono la domanda: essi sono dovuti ad una recrudescenza della piaga, o piuttosto, sono scandali di lunga durata che soltanto ora, vincendo paure, imbarazzi e vergogna, vengono finalmente allo scoperto? Purtroppo è questa seconda ipotesi a spiegare il fenomeno.
Le stesse gerarchie sono state costrette a riconoscere che, effettivamente, la pedofilia del clero fu ignominiosamente insabbiata per molti decenni come afferma il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, incaricato di far luce nello scandalo dei preti pedofili tedeschi.
L'alto prelato ha rivelato che "la Chiesa cattolica" non solo ha "insabbiato", a lungo, i casi di abusi sessuali su minori, ma anziché punire o cacciare i preti colpevoli si è limitata a trasferirli da una diocesi all'altra consentendo loro di iterare gli stessi crimini.
Tanta onestà del clero tedesco nel perseguire “l'operazione trasparenza" non ha trovato l'equivalente nel clero italiano.
Infatti, per il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, la richiesta di far piena luce sulla pedofilia dei sacerdoti è stata considerata come il tentativo di "qualcuno" di "minare la fiducia" nel papa, e per la Cei, “un ricatto per chiudere la bocca alla Chiesa".
Questo negare la gravità del problema dimostra che la sola preoccupazione della Chiesa è sempre stata soffocare lo scandalo e impedire danni ai suoi immensi patrimoni, in conseguenza di eventuali condanne, e non mai la punizione dei colpevoli e tanto meno gli aiuti e i risarcimenti alle vittime innocenti. Queste ultime infatti sono sempre state intimidite, o punite per aver parlato o rivelato ciò che era loro accaduto, spesso con la tacita connivenza di un'opinione pubblica omertosa e plagiata. Una delle cose più atroci rivelate dall'ex primate d'Irlanda, cardinale Sean Brady, è l'aver ammesso di aver partecipato, da giovane sacerdote, ad un tribunale canonico che pretese “il voto del silenzio” da una bambina di 14 anni e un bambino di 10 sulle violenze sessuali subite.
“Voto del silenzio” per non riferire mai alla magistratura o alla polizia i reati commessi su di loro da un sacerdote, nel caso tal padre Smyth, che continuò per venti anni a stuprare minorenni. L'omertà del primate Brandy risale al 1975, vale a dire a tempi immemorabili.
Il vizio della Chiesa è molto antico, anzi antichissimo se già il concilio di Elvira – svoltosi in Spagna nell’anno 305 – condannava duramente i sacerdoti pedofili come "stupratores puerorum".
D'altra parte monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria Vaticana, riguardo al reato di pedofilia ha parlato chiaro: le persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi, potranno venir consigliate di abbandonare la vita ecclesiastica.
Avete capito bene: solo consigliate. Ecco perché nessun prete pedofilo è stato tolto dalla circolazione per essere rinchiuso definitivamente in carcere o per lo meno in un qualche solitario convento.
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)