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giovedì 26 novembre 2015

Giacomo il Giusto (Parte seconda) 238

Dalla descrizione di Egesippo e da quanto deduciamo dagli Atti, Giacomo fu un strenuo assertore della Legge ebraica e per tutta la vita rimase votato al nazireato. A Gerusalemme godeva di un prestigio altissimo presso il popolo e presso molti dei farisei, come Gamaliele, sia per la sua pietà, sia per la sua altissima ortodossia alla Legge ebraica, ma era inviso all'alto clero e al sommo sacerdote Anano che nel 62 ne ordinò la lapidazione. Perché la Chiesa ha sempre offuscato, per non dire del tutto ignorato, un personaggio così fondamentale per essa in quanto potrebbe essere considerato una prova molto attendibile dell'esistenza di Gesù, suo stretto consanguineo ?


Perché la sua esistenza mette in seria crisi molti fondamenti del cristianesimo. Cominciamo dalla sua fratellanza con Gesù, riconosciuta, oltre che dai Vangeli, anche dalle Lettere di Paolo e dagli Atti, e ormai ammessa perfino da molti studiosi cattolici. Essa, per la Chiesa, ha il torto di rinnegare, in modo esplicito, la verginità di Maria e il concepimento teogamico di Gesù, dogmi fondamentali del cristianesimo. Consideriamo poi che Giacomo fu per circa trentanni il capo indiscusso della Chiesa di Gerusalemme. Questo fatto porta a rinnegare senza mezzi termini sia il primato di Pietro come primo papa, sia il primato di Roma come sede della cristianità. Cose abnormi per la Chiesa Cattolica!


Teniamo poi presente che Giacomo rimase sempre scrupolosamente fedele alla religione ebraica per cui, assieme agli apostoli, mai riconobbe la divinità di Gesù, mai accettò lo scisma dall'ebraismo voluta da Paolo per far nascere la sua nuova religione, e neppure l'abolizione della circoncisione per far posto al battesimo. Tutto ciò non equivale a rinnegare in blocco l'intero cristianesimo? Infine, sembra accertato che la Chiesa di Gerusalemme, sotto Giacomo, mantenne sempre un forte legame con le correnti esseno-zelote più oltranziste e fu probabilmente concausa delle vicende che portarono allo scoppio della prima Guerra Giudaica. La qualcosa conferma in modo irrefutabile sia che Gesù fu crocifisso per ribellione armata contro Roma, sia che il cristianesimo fu a lungo perseguitato non per motivi religiosi ma per la sua connivenza con gli zeloti oltranzisti.


È lapalissiano, quindi, che un personaggio del calibro di Giacomo il Giusto sia per la Chiesa una spina nel fianco, uno scheletro nell'armadio da mantenere celato il più possibile per non dover aprire dibattiti estremamente imbarazzanti che metterebbero in seria crisi la sua intera dottrina e la sua stessa esistenza.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)