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martedì 28 giugno 2016

51– Il falso Jahvè. La conquista della Terra di Canaan. La guerra lampo. 3

Fin qui il racconto biblico. Ma noi oggi sappiamo che le cose non sono andate così come ce le descrive il libro di Giosuè. Infatti, benché le antiche città di Gerico, Ay, Gabaon, Lakish, Hazor e molte altre nominate da Giosuè siano state localizzate, le testimonianze archeologiche in esse rinvenute smentiscono una simile campagna dissennata e fulminea e hanno ridotto la conquista di Canaan a poco più di un mito. È risultato infatti che le città cananee, descritte nel libro di Giosuè come potenti e fortificate, in quell'epoca erano deboli, non possedeva una cinta muraria e nemmeno un vero e proprio esercito. Erano però tutelate dalle guarnigioni egiziane sparse nel territorio e nel Sinai che non sarebbero certamente rimaste in disparte se un gruppo di profughi, provenienti dall'Egitto, le avesse invase. Nessuna traccia infatti nei minuziosi archivi dell'impero egiziano che accenni ad una simile invasione. L'unico riferimento autonomo al nome di Israele, la stele di vittoria di Merneptah, si limita a proclamare che questo popolo abitante a Canaan, altrimenti oscuro, aveva subito una pesante sconfitta. Infine è stato evidenziato che ad Ay come a Gerico, non ci furono insediamenti nell'epoca in cui dovrebbe esserci stata la presunta conquista dei figli di Israele.
Ma allora come avvenne la conquista della terra di Canaan? Gli studiosi propongono tre modelli storici per spiegarla.
1) Il modello della conquista mediante immigrazioni, a ondate successive, di nomadi guerrieri provenienti dal deserto. Questa tesi è sostenuta prevalentemente dagli archeologi americani William Foxwell Albright (Archaeology and Religion of Israel) e George Ernest Wright (Biblical Archaeology), ed è considerata poco attendibile.
2) Il modello di una lenta infiltrazione, con progressiva sedimentazione di nomadi allevatori di bestiame ai margini della steppa e del deserto. Modello reso plausibile dalla transumanza (cambio del pascolo dovuto alle estati senza pioggia).
  1. Il modello di un rivolgimento interno della Palestina nella tarda età del bronzo (1220 a.C.) sostenuto dai sociologi George E.Mendenhall (The Hebrew Conquest of Palesatine) e Norman K. Gottwald (The Tribes of Yahweh: a Sociology of the Religion of Liberated Israel 1250-1050).

Si tratterebbe quindi di rivolgimenti più o meno pacifici, di schermaglie locali, comunque non molto cruente, tra pastori nomadi, mercenari e "fuorilegge" israeliti dell'altopiano con i contadini cananei per il possesso della terra e il diritto all'acqua, trasformati dagli scribi di Giosia in leggendari scontri epici. Quindi l'esattamente opposto di quello che viene rappresentato nella Bibbia. La formazione dell'antico Israele fu la conseguenza, e non la causa del collasso delle città cananee, e la maggior parte degli israeliti non arrivò a Canaan con un esodo di massa dall'Egitto ma emerse al suo interno nell'età del bronzo e in quella del ferro. Ironia della sorte: i primi israeliti erano originari di Canaan!  

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)