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giovedì 23 giugno 2016

”Antitesi”, l'opera perduta di Marcione. 266

Marcione scrisse una sola opera intitolata Antitesi, che,  verso la fine del Il secolo , era ampiamente diffusa in tutte le maggiori comunità cristiane dell’Impero Romano ma che non ci è pervenuta, come non ci sono pervenute molte altre opere diffusissime al loro tempo (basti pensare a quelle  di Celso e di Porfirio) perché la Chiesa trionfante, a partire dal IV secolo, ha censurato implacabilmente tutto quanto era   ritenuto micidiale per la sua ortodossia. Forse, queste opere in qualche segreta del Vaticano, sono tuttora conservate, ma rigorosamente nascoste perché ancora  ritenute pericolose. 

Comunque, oggi noi conosciamo, almeno in parte, il contenuto di Antitesi per merito delle citazioni dei numerosi avversari ortodossi che lo contestarono, ma soprattutto per mezzo dei cinque libri di Tertulliano (Adversus Marcionem), il dottore della Chiesa che  più implacabilmente contrastò le sue teorie. 

Nelle sue Antitesi, Marcione con  pensieri semplici quanto rivoluzionari, mise  a nudo i contrasti fra il Vecchio Testamento e il Vangelo, per condannare radicalmente il Dio biblico Jahvé come un Dio malvagio, vendicativo e sanguinario.  Se, infatti, la predicazione di Gesù era  la dottrina del perdono, dell'amore universale anche per i nemici, quale rapporto poteva  sussistere fra il vendicativo Dio degli Ebrei e il Dio amorevole e misericordioso, padre di Gesù?

Marcione rinnegò dunque Jahvé come vero Dio e lo relegò al ruolo di demiurgo, creatore di un mondo corrotto e immerso nel male,  e proclamò Gesù Cristo quale figlio di un nuovo Dio buono, improvvisamente giunto nel mondo per predicare l'amore e contrastare il principio biblico  dell’«occhio per occhio, dente per dente». 

Javhé, il creatore del mondo, diveniva così addirittura «l’autore del male», un cattivo Demiurgo  totalmente legato ai destini del mondo, considerato caduco e provvisorio, e del quale Marcione nutriva una concezione pessimistica,  mentre il Dio buono era per lui quello permanente in eterno.

 Risulta chiaro che la teoria di Marcione, intesa come "blasphemia creatoris”, determinava  la caduta di ogni teodicea, il venir meno di dottrine che tentano di armonizzare il Male nel mondo con l’esistenza di un creatore onnisciente, onnipotente e misericordioso e dimostrava,  con singolare lucidità, la discrepanza fra lo spirito del Vecchio Testamento. e i comandamenti di Gesù. Ma dovette trascorre un millennio e mezzo prima che le inaudite crudeltà e oscenità della Bibbia  venissero messe in evidenza.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)