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venerdì 22 luglio 2016

58– Il falso Jahvè. Il sincretismo religioso in Israele prima della riforma di re Giosia 3

Nel 1970 furono effettuati degli scavi sul monte Hermon nel nord d'Israele ad opera di un gruppo di archeologi guidato da Avraham Biran, direttore della Nelson Glueck School of Biblical Archaeology di Gerusalemme (Magnus Magnusson, The Archaeology of the Bible Lands, "BC", pagg.159-161). Furono portati alla luce le vestigia di quello che, probabilmente, era un santuario a cielo aperto, una bamoth. All'ingresso si trovarono i resti di una massiccia struttura d'accesso costituita da due torri, e più avanti un'arena scoperta costituita da una piazza pavimentata, all'interno della quale c’era una piattaforma di pietra rialzata, circondata da quattro colonne decorate, e posta davanti a una lunga panca di pietra.
Le caratteristiche di queste bamoth erano quindi: una vasta area pavimentata circondata da pilastri e una piattaforma rialzata con altare. L'altare appariva decorato con due corna laterali che erano, probabilmente, le caratteristiche comuni a tutti gli Alti Luoghi in cui veniva adorato Jahvè prima della costruzione del Tempio di Gerusalemme.
Quindi gli israeliti adoravano Jahvè in una grande varietà di modi e assieme a una varietà di dei e dee adottati dai culti dei popoli vicini, come il Dio Milkom di Ammon, Kemosh di Moab e Astarte di Sidone (1 Re 11,5; 2 Re 23,13). Tolleravano anche i cinedi (uomini che praticavano la prostituzione sacra) e la prostituzione sacra femminile nel Tempio di Gerusalemme. Si dedicavano alle divinazioni e agli incantesimi e praticavano anche riti totalmente pagani come sacrificare nel fuoco i loro figli e le loro figlie in onore del Dio Mòlech in altari chiamati Tòfeth, fatti distruggere da Giosia. Si trovavano questi forni vicino a Gerusalemme in una valle orrida chiamata Geenna, divenuta in seguito sinonimo dell'inferno.
G1i studiosi biblici hanno dimostrato che questi culti pagani non erano arbitrari e isolati ma diffusi in tutti i clan e in tutte le tribù fin dai tempi più antichi e facevano parte di un complesso di rituali spesso intesi ad invocare le forze celesti per la fertilità e il benessere del popolo e del paese. L'esistenza delle bamoth e di altre forme di culto verso i numi domestici non era, come lasciano intendere i libri dei Re, un'apostasia da una precedente fede più pura ma un rimanere fedeli alle ancestrali origini che si perdevano nel tempo.
I profeti maggiori e minori s'accanirono ferocemente contro queste pratiche pagane e il fatto che molti israeliti sposavano donne cananee e filistee di religione pagana e attribuirono a queste deviazioni tutte le sventure di Israele.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)