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venerdì 9 dicembre 2016

92– Il falso Jahvè. Fine del regno dii Giuda 1

Nel settimo secolo a.C., durante il regno di Giosia, l'Oriente Antico fu scosso da due grandi avvenimenti. Dopo l'improvviso e rapido declino dell'impero assiro, il regno di Babilonia prese il sopravvento in tutta la regione e l'Egitto, in forte ripresa politica e militare, approfittando del crollo degli assiri, riprese prontamente il predominio su Canaan e sulle ricche pianure della costa della Palestina, ma sembrò ignorare il Regno di Giuda, isolato sull'altopiano.
Il ritiro degli assiri dal territorio del nord d'Israele determinò una situazione nuova e inattesa. Giuda poteva finalmente espandersi a nord, annettersi gli altopiani dello sconfitto Stato settentrionale, bonificarlo dall'idolatria e ricreare il regno unito di David e Salomone. Finalmente la promessa di Jahvè a David pareva essere a portata di mano.
Bisognava, però, preparare la nazione al grande evento non solo militarmente ma anche spiritualmente. Allo scopo sarebbe stato determinante creare una grande epopea nazionale che raccontasse la conquista di Canaan con scene di aspre battaglie nella valle del Giordano, nell'area di Bethel, sulle alture della Sefela e nei luoghi che Giuda era in procinto di riconquistare. Ecco allora i sacerdoti e gli scribi di Giosia a scrivere il Deuteronomio che decretasse l'unità del popolo d'Israele e la centralità del Tempio di Gerusalemme, e la Storia Deuteronomistica che, arricchendo e rielaborando le antiche leggende dei patriarchi, evidenziasse la preminenza di Giuda su tutto Israele e creasse una grande epopea che coinvolgesse tutte le sue tribù. Questa grandiosa opera non sarebbe stata riservata soltanto all'èlite templare e intellettuale di Gerusalemme ma ad un pubblico piuttosto diffuso in tutto il regno, dato che lo Stato si era altamente centralizzato e l'alfabetismo era alla portata di molti. Si trattava dunque non tanto di produrre un'opera storica oggettiva e documentata, quanto di creare un'epopea teologica e ideologica che dimostrasse come, a seguito della purificazione di Israele e del riscatto dei suoi antichi peccati per opera di Giosia, Jahvè fosse ternato a proteggerlo e fosse quindi imminente la ricostituzione del leggendario regno di David col suo aiuto. Purtroppo questo ipotizzato rinascimento di Israele, cui Giosia aveva dedicato l'intera sua vita, non basato sull'analisi della realtà politica del tempo ma sui postulati della teologia deuteronomistica, si rivelò una speranza visionaria e morì sul nascere.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)