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martedì 27 dicembre 2016

97– Il falso Jahvè. L'ideologia a fondamento della Bibbia 2

Nessuna però di queste istanze ideologiche espresse dalla Bibbia ha corrisposto a verità. Infatti, il popolo ebreo non ha avuto origine dal solo patriarca Abramo ed è sempre stato costituito da un miscuglio di tribù nomadi semite così diverse tra loro, nonostante una forte comunanza religiosa, che mai sono riuscite a formare uno stato unitario. Il monoteismo jahvista rigoroso si è definitivamente affermato in Israele solo durante il regno di Giosia e si è consolidato dopo l'esilio babilonese, cioè nel VI - V secolo a.C. Prima tutte le dodici tribù avevano continuato a praticare forme, più o meno diverse, d'idolatria. Il Patto dell'Alleanza e la promessa del possesso perenne della terra di Canaan, inventati da Mosè e proiettati retrospettivamente dalla casta sacerdotale su Abramo, si sono rivelati delle mere illusioni, perché Israele ha sempre subito contestazioni durissime per il possesso della sua terra sin dal tempo dei cananei e dal 135 d.C. ne è stato cacciato per quasi due millenni dai romani fino mezzo secolo fa, a seguito delle Guerre Giudaiche, e ancor oggi deve subire scontri durissimi coi palestinesi che rivendicano un analogo diritto di possesso. Infine, il costante interesse e coinvolgimento di Dio nelle vicende del suo popolo eletto, si è rivelato per Israele, stando alla Bibbia, una lama a doppio taglio. Infatti da una parte Jahvè ha provveduto a soccorrerlo compiendo grandi prodigi: mandando le piaghe in Egitto, aprendo le acque del Mar Rosso, fermando il sole in pieno giorno durante la battaglia a Gabaon, guidando la mano del pastorello David a colpire il gigante Golia, e via seguitando; dall'altra lo stesso Jahvè ha inflitto al suo popolo, da lui ritenuto un incorreggibile peccatore, numerosi e tremendi castighi per fargli espiare le sue continue ricadute nell'idolatria. Quindi questa ideologia di base, che tuttora viene ritenuta valida dai più ortodossi degli attuali israeliti, si è rivelata una mera utopia.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)