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giovedì 22 dicembre 2016

La prima persecuzione contro i cristiani fatta da Nerone fu un fatto storico o una colossale bufala inventata dalla Chiesa? Quarta parte 289

Ad iniziare dall’apostolo Giovanni, vissuto oltre il 100 d.C. e dall'evangelista Luca, morto nel 93 d.C. e autore anche degli "Atti degli Apostoli", chi avrebbe impedito loro, stante le loro lunga età, di redigere un bel resoconto sulla malvagità neroniana, ad uso e consumo perenne dell'ecumene cristiana, doverosamente utile per essere affisso sulla bacheca de "Gli Atti dei Martiri"? Invece, Giovanni nelle sue Lettere non ha mai accennato personalmente all'eccidio neroniano e neppure lo fecero i suoi discepoli successori, nonché Vescovi, come Ignazio di Antiochia e Policarpo di Smirne, sempre intenti a scrivere "lettere" tutte recapitate, due secoli dopo ad Eusebio di Cesarea. Padri tutti ignari dei loro "colleghi" martiri.


Ma, contraddizione ancora più grave per la verifica critica, l'eccidio neroniano è ignorato anche dagli stessi Padri della Chiesa, scrittori prolissi pervasi da tanta fantasia nell’inventarsi martiri, i quali, se il fatto fosse veramente esistito, avrebbero avuto, oltre che l’interesse ideologico fideista, anche il dovere storico di riferire un genocidio così crudele che colpì direttamente fedeli adepti al loro stesso Credo. Mi riferisco ai Padri e Dottori della Chiesa: Clemente, Ireneo, Eusebio, Origene,Tertulliano, Girolamo e Ambrogio, che non accennano mai nei loro scritti alla persecuzione ordinata da Nerone. Se veramente fosse avvenuta, sicuramente l'avrebbero ben volentieri strombazzata per controbattere coloro che negavano l’esistenza dei cristiani a Roma nel I secolo e per dimostrare il martirio di Pietro e Paolo.


Lo stesso Agostino, che nel suo libro "De Civitate Dei" elenca gli avvenimenti accaduti a Roma precedentemente al "sacco" eseguito da Alarico nel 410, non accenna all'incendio e alla persecuzione. Quindi nessun padre della Chiesa ha mai citato questo passo di Tacito in una sua opera, fino al XV secolo. Perfino Eusebio di Cesarea, il ciambellano di Costantino, che potendo ficcare il naso negli archivi imperiali, è ritenuto l'artefice della sparizione di molti documenti compromettenti che riguardavano le origini del cristianesimo, gli editti imperiali sulle persecuzioni, la falsificazione di importanti documenti storici (come l'inserimento del «Testimonium Favianum» nel libro di Giuseppe Flavio), nonostante si sia prodigato ad inventare una caterva di martiri e Vescovi uccisi con le più atroci e raffinate torture, non ha riferito nulla sul più spettacolare massacro di cristiani che la storia abbia mai registrato, ordinato dal "carnefice Nerone".


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)