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martedì 7 marzo 2017

117– Il falso Jahvè. Il post esilio, il giudaismo del secondo Tempio e la restaurazione di Ezra 2

Nel 450 a.C. Ezra, uno scriba discendente dal capo sacerdote Aronne, col consenso di Artaserse re di Persia, venne a Gerusalemme con l'ultima ondata di esuli. Rimase scandalizzato nel vedere che il popolo d'Israele, sacerdoti e leviti inclusi, si univa in matrimoni misti, si mescolava liberamente con genti straniere e non osservava scrupolosamente le regole della Legge.
Immediatamente radunò il popolo d'Israele nella piazza del Tempio al quale lesse il Pentateuco in ebraico, lingua ormai a tutti incomprensibile e conosciuta solo dai sacerdoti, per cui mentre lo si leggeva doveva essere tradotto in aramaico. Il popolo di Gerusalemme, dopo avere ascoltato in silenzio la lettura, dovette solennemente rinnovare l’Alleanza con Jahvè e impegnarsi all'osservanza rigorosa della Legge, che assumeva contorni sempre più coercitivi. Vennero ripristinate le feste prescritte dalla Legge, che erano cadute in disuso: le feste di Pesach (Pasqua), Shavuot (Settimane) e Sukkot (Tabernacoli), e imposto il ripudio immediato delle mogli non giudee, cioè delle donne straniere e di Samaria, che non erano di puro sangue ebraico.
Ai samaritani fu vietato l’ingresso nel Tempio di Gerusalemme. Il Pentateuco si trasformò in norma giuridica vincolante e vennero promulgate sanzioni in caso di inosservanza. Il codice legislativo del Levitico, considerato "legge di santità", contenente le prescrizioni religiose, etiche e cultuali, relative alla macellazione degli animali durante i sacrifici, ai rapporti sessuali e alle loro perversioni, ai tributi, alle feste religiose, alle regole alimentari e così via, fu imposto con rigore quasi coercitivo. Si trattava di un insieme di norme che non tenevano in alcun conto il rinnovamento dello spirito, le pratiche di carità, i sentimenti del cuore. Si impose quindi una adesione formale e pedissequa alla Legge, cioè di un corretto modo di agire esteriore. Le fonti bibliche considerarono positivamente queste riforme puramente formali, ed Ezra – ritenuto il fondatore del giudaismo del secondo Tempio – venne paragonato a Mosè. Nel libro che porta il suo nome egli afferma di aver ulteriormente manipolato i testi biblici rivedendo e correggendo di sua mano i libri della Legge che erano andati in parte perduti e in parte alterati, e raggruppandoli in 22 libri, secondo il numero delle lettere dell'alfabeto ebraico. Confessa inoltre di aver composto molti altri libri riservati esclusivamente ai grandi sacerdoti. Naturalmente egli giustifica queste sue manipolazioni e invenzioni adducendo di aver agito sotto l'ispirazione divina. Le norme che nel quinto secolo a.C. Ezra e Nehemia, altro rimpatriato da Babilonia, diedero a Gerusalemme, divennero la base dell'ebraismo del Secondo Tempio e diedero alla Bibbia ebraica la sua forma attuale.
Secondo però lo studioso tedesco Georg Fohrer, con Ezra e Nehemia venne introdotta in Israele una nuova religione (Storia della religione israelitica, pag.419).


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)