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giovedì 9 marzo 2017

Perché la "Sequela Christi" è in gran parte inventata. 300

Per creare la prova che nella “Terra del Signore”, fin dalla Sua venuta, si costituì una numerosa comunità cristiana, ivi ininterrottamente governata da vari Episcopi fra i quali il più importante era quello di Gerusalemme, Eusebio immaginò un “Vescovo successore” a Giacomo apostolo, inventato a sua volta, pur sapendo che quel “Soglio Episcopale”, nel I e sino ad oltre la metà del II secolo, non esisteva, in quanto non suffragato da alcun documento storico.

Scrive Eusebio:“Dopo il martirio di Giacomo (62 d.C.) e la caduta di Gerusalemme (70 d.C.) si riunirono i parenti del Signore, ivi convenuti, per decidere il successore di Giacomo. All'unanimità fu designato, Vescovo di Gerusalemme, Simone, cugino del Salvatore” (HEc. III, 11).
Questo “Simone” in ambienti cattolici viene considerato, a volte, per “cugino” di Gesù, figlio di un non meglio specificato "Cleofa" (fratello di san Giuseppe) marito di una certa “Maria”, sorella di Maria Vergine; altrimenti, come “fratellastro” di Gesù, figlio di san Giuseppe, avuto da un matrimonio contratto in precedenza dal vecchio falegname, non si sa con chi. In entrambi i casi, un Simone più anziano dello stesso Cristo.

Ma come poteva sapere Eusebio, nel IV secolo, che quasi tre secoli prima Simone Zelota era diventato Vescovo di Gerusalemme? Nessun documento storico ha mai evidenziato un fatto del genere. Semplice: si inventò uno suo personale storico da lui chiamato “Egesippo”, ebreo convertito al cristianesimo, profondo conoscitore della lingua semitica che gli consentì di leggere vangeli ebraici e siriaci originali da lui posseduti. Una specie di segugio nel ricercare màrtiri e cariche ecclesiastiche, Vescovi, Padri e Papi compresi.

Il Vescovo cristiano notificò anche che Egesippo, oltre le lingue semitiche, era un profondo conoscitore di greco e latino nonché delle varie dottrine eretiche gnostiche, allora in voga. Il tutto riferito in cinque libri "Hypomnemata" (Memorie) che nessuno, tranne Eusebio, aveva mai visto né letto. La vita di questo storico fantasma, collocato nel II secolo fra il 110 e il 180 d.C., appena dopo la morte del vero cronista ebreo Giuseppe Flavio, avvenuta nel 105 d.C. a noi risulta totalmente priva di qualsivoglia riscontro storico.

Infatti questo Egesippo, tranne Eusebio il suo creatore, nessuno dei numerosi Padri Apologisti, Vescovi, Papi e martiri, da lui chiamati ad impersonare la lunga ed ininterrotta "Sequela Christi" (dei quali, però, c'è la tombale assenza di riscontri storici extracristiani e tanto meno reperti archeologici) lo ha mai nominato.

Per concludere la successione apostolica di Gerusalemme, dopo Giacomo, fratello del Signore e Simone, probabile suo cugino o fratellastro, l'impenitente falsario Eusebio (HEc. IV 5,3-34) fa succedere Giuda, figlio di Giacomo il Giusto, e poi una decina di immaginari altri Vescovi con l'accortezza di concluderla prima dell'avvento di Simone bar Kochba, l'ultimo Messia zelota del 125, che senz'altro li avrebbe eliminati.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)