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martedì 20 gennaio 2015

19 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte prima. I miracoli di Gesù.

Ai tempi di Gesù, non solo in Palestina, ma in tutto l'impero romano, i miracoli erano all'ordine del giorno. Il mondo antico era dominato dalla superstizione e da fedi apocalittiche per cui il soprannaturale e il meraviglioso erano la norma, non l'eccezione. Ovunque vagabondavano visionari, guaritori, taumaturghi, ispirati da Dio, ai quali venivano attribuiti miracoli di ogni genere, anche la resurrezione dei morti.
Fiorivano i culti iniziatici più disparati, improntati alla magia e alla mantica che spesso mescolavano atteggiamenti penitenziali e orgiastici e prevedevano la venuta di una qualche divinità celeste. Petronio Arbitro riassume in una battuta sarcastica lo spirito della sua epoca affermando che le presenze divine pullulavano così numerose al suo tempo che era più facile, per la strada, incontrare un dio che un uomo.
Tutti facevano miracoli, anche gli Imperatori. Vespasiano, come ci tramandano Tacito, Svetonio e Dione Cassio, guarì paralitici e ciechi, esattamente come fece Gesù, spalmando sulle ciglia un miscuglio di saliva e di polvere. Contemporaneo di Gesù visse il filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana che, accompagnato da numerosi discepoli, percorse l’Asia Minore, la Siria, la Grecia fino a Roma, operando prodigi e miracoli come un inviato divino, e dopo la morte, secondo la leggenda, resuscitò e salì al cielo. Una controfigura di Gesù.
Erano rari gli uomini totalmente estranei all’atmosfera di psicosi religiosa di massa, come Luciano di Samosata (il Voltaire del suo secolo che smontava i prodigi ricostruendo i trucchi adoperati per renderli verosimili), i cinici Enomao di Gadara e Diogene Laerzio, che schernivano spietatamente l'esercito dei bigotti e degli stupidi. Invece, Cicerone e Strabone, che non credevano nei miracoli, ritenevano che fosse necessario condurre al timore di Dio le donne e il popolino mediante favole e storie miracolose. Cioè attribuivano, saggiamente, alla religione una funzione politica.
All’interno di questo clima superstizioso possiamo ammettere alcuni dei cosiddetti miracoli di Gesù, riconducendoli a influenze di natura psicologica per la guarigione di malattie psicogene, neurasteniche, isteriche e schizofreniche, cioè psicosomatiche.
Ma è indubbio che i racconti evangelici hanno ampliato a dismisura questi interventi psicologici di Gesù, forse ad imitazione dei gesti leggendari del profeta Eliseo. Un esempio per tutti è il racconto di Matteo: "Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano" (Matteo 15,30-31). Tutto ciò è chiaramente fuori d'ogni realtà e ci troviamo di fronte a delle chiare invenzioni mitologiche.
Esaminiamo, ad esempio, uno dei più eclatanti miracoli attribuiti a Gesù: la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Secondo Matteo e gli altri evangelisti a Betsaida, dopo aver predicato ad una folla di 5000 uomini, più donne e bambini al seguito, essendo giunta la sera, Gesù decise di sfamare quella folla sterminata "moltiplicando" cinque pani e due pesci, i soli disponibili tra gli apostoli. Dopo che la folla fu saziata, restarono ancora 12 ceste di cibo non consumato.
Lattanzio, uno dei più famosi e dotti Padri della Chiesa, ci rende edotti che lo stesso episodio era stato raccontato, qualche secolo prima, dalla Sibilla Eritrea, in questi termini: un profeta "con cinque pani e due pesci nutrirà 5000 uomini nel deserto e, raccogliendone le briciole, ne riempirà dodici panieri". Qui i casi sono due: o la Sibilla Eritrea era veramente una profetessa coi fiocchi o gli evangelisti, come è evidente, l'hanno scopiazzata di sana pianta. Nonostante queste chiare invenzioni possiamo ammettere che Gesù, fin dall'inizio della sua vita pubblica, oltre alla predicazione, si dedicasse alle pratiche di esorcismo e di guarigione, facoltà da lui apprese dagli esseni che erano considerati dei terapeuti.
Il clima di esaltazione e di fanatismo dell'epoca favoriva il proliferare di forme estreme d'isterismo, spesso di origine religiosa. Gli indemoniati e i posseduti erano molto diffusi, specie tra la gente più misera. Si trattava in realtà di individui psichicamente disturbati che accusavano turbe psicosomatiche di vario genere: dal rattrappismo degli arti, alla cecità, al mutismo, al delirio di autopunizione e così via. Secondo la mentalità dell'epoca, ogni malattia era frutto del peccato e di conseguenza la guarigione era prima morale e poi fisica.
Gesù, che frequentando i terapeuti esseni aveva probabilmente sviluppato una sensibilità così acuta da entrare facilmente in sintonia con questi disturbati convinti di essere posseduti dal demonio, con estrema semplicità e senza complicati rituali, li convinceva del perdono dei loro peccati e così li liberava dalle loro ossessioni, dai loro mali oscuri.
Ma per farlo, per indurre in essi la scossa psicosomatica, aveva bisogno di una fede cieca da parte loro nei suoi poteri taumaturgici e dell'appoggio psicologico dei presenti. In caso contrario, falliva. Ce lo conferma Matteo quando ci spiega che Gesù a Nazareth "...non fece miracoli a causa della loro incredulità" (Matteo 13,58). Gli evangelisti attribuirono la capacità di compiere miracoli non solo a Gesù ma anche ai suoi rivali (Matteo 12, 27; Marco 9, 38; Atti 8, 9ss) tanto la credulità superstiziosa era diffusa a tutti i livelli in quel momento storico.
Ai nostri giorni questa superstizione infantile perdura soltanto nella Chiesa Cattolica, l'unica ancora a riconoscere i miracoli di origine divina e non psicosomatica. Ma i miracoli autentici non sono mai esistiti. La scienza, quella seria, li esclude categoricamente. Quando mai a qualcuno è cresciuto un arto o un bambino affetto dalla sindrome di Down è diventato normale? Questi sì che sarebbero veri miracoli! E per Dio guarire uno storpio o un giovane mongoloide sarebbe la stessa cosa. È o non è onnipotente?
Ma miracoli del genere non sono mai accaduti perché avverrebbero contro le leggi della natura. Anatole France, celebre scrittore francese, visitando il santuario di Lourdes, esclamò sarcastico che vedeva tra gli ex-voto tante stampelle ma neanche una gamba di legno.
Quindi solo pseudomiracoli.
Comunque, tutti i miracoli attribuiti a Gesù erano già accaduti in età precristiana e presso ogni altra antica religione, come nel Brahmanesimo e nel Buddismo. In tutte le religioni, infatti, la massa vuole prodigi, magie, non autentica spiritualità. "L'invenzione del cristianesimo " ebook € 1,99 (store: Amazon, LaFeltrinelli, Kobo, Internet Bookshop Italia, Bookrepublic Store, etc...)



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)