Visualizzazioni totali

venerdì 23 gennaio 2015

20 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte prima. Il discepolo che Gesù amava.

Nei Vangeli Sinottici, Lazzaro, personaggio importantissimo per il Vangelo giovanneo, è totalmente assente e le sue sorelle, Maria di Magdala e Marta, sono avvolte in una specie di anonimato che le rende prive di una identità precisa. L'evangelista Giovanni, invece, caratterizza molto bene questi personaggi specie in due episodi: la resurrezione di Lazzaro e la cena dell'unzione. Ci dobbiamo chiedere perché i Sinottici hanno cancellato Lazzaro e dato alle sue sorelle un profilo così basso.
Nel Vangelo di Giovanni c'è un personaggio anonimo e misterioso caratterizzato dall'espressione "il discepolo che Gesù amava". Lo troviamo in più occasioni.
1.Nell'ultima cena si reclina sul petto di Gesù per chiedergli il nome del traditore: "Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù… Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è [il traditore]?" (Giovanni 13,21-25).
2.Sotto la croce Gesù gli affida la madre Maria. "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Giovanni 19,25-27).
3.Maria di Magdala si reca da lui quando scopre che Gesù non è più nel sepolcro. "Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!" (Giovanni 20,1-2).
Chi era questo personaggio e perché, pur rivestendo un ruolo di grande importanza, è stato reso anonimo? Senz'altro. ci troviamo di fronte all'ennesimo meccanismo di censura finalizzato a nascondere la vera identità di chi, avendo magari svolto un ruolo messianico di rilievo, avrebbe potuto risultare pericoloso se conosciuto con la sua vera identità. Ecco perché, non tanto forse l'evangelista stesso, quanto piuttosto coloro che manipolarono successivamente il testo, si preoccuparono di censurarne il nome. Ed allora di chi si trattava? Forse la soluzione è già inclusa nello stesso Vangelo di Giovanni, ma bisogna saperla leggere tra le righe e facendo riferimento alle versioni più antiche del testo greco e latino, non alla traduzione attuale, ancora una volta fuorviante.
Leggiamo infatti nella traduzione del Vangelo di Giovanni, attuata dalla Conferenza Episcopale Italiana (Edizioni Paoline, 1982), che le sorelle Maria e Marta mandano a dire a Gesù: "Signore, ecco, il tuo amico (Lazzaro) è malato" (Giovanni 11,1-3). Ma vediamo che cosa recitano i testi antichi in versione greca e latina: "" (Kirie, ide, on fileis asthenei), "Domine, ecce quem amas infirmatur" che tradotti testualmente dicono: "Signore, ecco, colui che ami è malato". Vi pare la stessa cosa? "Colui che ami" lo si può tradurre come "il tuo amico"? Perché allora questa traduzione fuorviante? Semplice: si vuole impedire l'associazione tra Lazzaro e il discepolo amato da Gesù. Non si vuol far conoscere il nome dell'uomo verso cui egli nutre questo profondo affetto, l'unico in tutto il Nuovo Testamento designato con l'espressione "il discepolo che Gesù amava".
Ma ancora una volta: perché il quarto Vangelo censura quel nome? Perché i Sinottici hanno eliminato il miracolo della resurrezione di Lazzaro e ogni accenno alla sua famiglia, quando Giovanni ci dice senza ambiguità: "Gesù amava () (egapa) molto Marta, sua sorella e Lazzaro (Giovanni 11,5), e a proposito della morte di Lazzaro scrive: "Dissero allora i Giudei [a proposito di Lazzaro]: "Vedi come (Gesù) lo amava!" (Giovanni 11,36).
Ancor più significativo è l'episodio della cena dell'unzione avvenuta a Betania, in casa di Lazzaro, pochi giorni prima della passione. In quell'occasione Maria di Magdala, sorella di Lazzaro, ruppe un costosissimo vaso di alabastro pieno d'essenza di nardo, per eseguire l'unzione di Gesù come Messia e nuovo re d'Israele, suscitando con quel gesto la disapprovazione di Giuda Iscariota e di altri apostoli. Ebbene, solo Giovanni dichiara i nomi dei protagonisti dell'episodio mentre Marco e Matteo attribuiscono l'unzione ad una generica "donna".
Torniamo alla domanda fondamentale: perché i Sinottici attuarono una censura così sistematica di Lazzaro e delle sue sorelle? Le risposte possibili possono essere due: una certa e l'altra molto attendibile.
La prima è che, come in tutti gli altri casi di censura, anche in questo c'era la necessità da parte degli evangelisti, ormai definitivamente staccati dalla matrice ebraica, di ripulire i loro testi da ogni possibile collegamento con personaggi implicati nella lotta messianica che potessero offuscare il ruolo esclusivamente spirituale e salvifico di Gesù, come delineato dalla teologia paolina.
Si trattava di personaggi di alto livello sociale, legati alle istituzioni e al Tempio, ma anche molto vicini ai gruppi più intransigenti del messianismo jahvista e alla setta zelota. Essi si battevano con ogni mezzo per la liberazione d'Israele dal dominio romano e senz'altro Lazzaro avrebbe potuto essere uno di questi.
Prima di dare la seconda risposta, che secondo alcuni studiosi offre una valenza molto attendibile, bisogna premettere che nei Vangeli è nominata spesso Betània.
"...uscì (Gesù) fuori dalla città (Gerusalemme), verso Betània, e là trascorse la notte. La mattina dopo, mentre rientrava in città..."(Matteo 21,17-18) "...ed entrò a Gerusalemme, nel Tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània..." (Marco 11,11-12).
Quindi Gesù frequentava abitualmente questo villaggio, molto prossimo a Gerusalemme, e trascorreva la notte in casa di Lazzaro e delle sue sorelle. Non è che quella di Lazzaro era la sua famiglia acquisita? Leggiamo cosa scrive un Vangelo apocrifo di tendenza gnostica, risalente al secondo secolo e conosciuto come il Vangelo di Filippo: "Erano tre le donne che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella e la Maddalena che è detta sua consorte. Infatti si chiamavano Maria sua sorella, sua madre e la sua consorte" (Vangelo di Filippo, versetto 32). Nello stesso Vangelo, come ulteriore conferma, leggiamo: "...la consorte di Cristo è Maria Maddalena..." (Ivi, 55). Ci sono altri testi apocrifi che confermano il legame tra Gesù e Maria di Magdala, come il Vangelo di Pietro e il Vangelo di Tommaso. Una prova, sia pure indiretta, del fatto che anche Gesù dovesse essere sposato, come in realtà lo erano i suoi fratelli e gli apostoli, la deduciamo dalla norma ebraica che imponeva al maschio, come dovere religioso e come completamento della persona, l'obbligo del matrimonio. Questo dovere era ancora più indispensabile per uno che impersonava il ruolo di rabbi o Maestro, e noi vediamo che Gesù è chiamato rabbi o Maestro molte volte nei Vangeli sia canonici, sia gnostici ed apocrifi. "E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbi!" (Matteo 26,49). “Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!»" (Giovanni 1,49). Quindi Gesù, come tutti i rabbi ebrei, secondo la legge Mishnaica del suo tempo, molto esplicita a questo proposito: "un uomo non sposato non può essere un Maestro", non poteva essere celibe (Massimo Bontempelli, Costanzo Preve. Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero, Petite Plaisance Editrice, Pistoia, 1997).
D'altra parte quando mai nei Vangeli troviamo che Gesù abbia predicato in favore del celibato? Una dichiarazione in questo senso avrebbe sollevato enormi perplessità, se non un proprio e vero scandalo. Al contrario, Gesù dichiarò esplicitamente: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?" (Matteo 19,4).
Paolo e suoi scribi, volendo trasformare Gesù, da Messia jahvista qual era stato nella realtà, nel Cristo "Figlio di Dio" quale doveva divenire nella loro costruzione teologica, dovettero avvolgerlo in un alone di misticismo incompatibile con il ruolo, troppo terreno, del matrimonio, e quindi cancellare ogni traccia della sua famiglia acquisita. o creare delle controfigure per mascherarla. Ma Giovanni, a leggerlo tra le righe, parla chiaro e ci fa capire che Gesù dalla croce affidò la madre a Lazzaro, che era contemporaneamente il discepolo ch'egli amava ed anche suo cognato (Giovanni 19,26-27).

Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)