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giovedì 29 gennaio 2015

La tendenza universalistica e totalitaria della Chiesa è perdurata nei secoli.

Il papa che nella storia esercitò la massima pienezza di poteri fu Innocenzo III che al principio del XIII secolo, il in una lettera diretta sia al Patriarca di Costantinopoli che al Principe di Bulgaria Kalojoannes, (che lui aveva elevato
al trono), sostenne che il Signore aveva «lasciato a Pietro non solo la guida di tutta la Chiesa, ma anche il governo del mondo intero» (Petro non solum universam ecclesiam, sed totum reliquit saeculum gubemandum). Quindi al papa era conferita la potestà non solo del mondo cristiano ma dell'intero pianeta.

Questo papa crudelissimo e spietato, che avrà come suo degno emulo Pio V di pari efferatezza, assieme al re di Francia Filippo Augusto, preparò l’invasione dell’Inghilterra, promettendo a tutti i partecipanti un’indulgenza plenaria. Dopo la sottomissione di Giovanni senza Terra, che inviò in ostaggio al Santo Padre sedici dei suoi Baroni, questo papa proclamò l’Inghilterra semplice feudo pontificio. Dio aveva deciso - dichiarò al re -«che l’Inghilterra, cui la Chiesa di Roma aveva un tempo recato la fede cristiana, diventandone ipso facto madre spirituale, le era sottomessa anche nella storia terrena».

Durante i suoi diciott'anni di pontificato Innocenzo III ( bel nome per un massacratore) si abbandonò a tutte le efferatezze: scomunicò i re di Francia e d’Inghilterra nonché l’imperatore tedesco Ottone V e scatenò due crociate sanguinosissime contro gli «eretici» Valdesi e Albigesi. A Simone di Montfort, condottiero della crociata contro gli Albigesi, che gli faceva osservare che non tutti gli abitanti del luogo erano eretici, anzi tra loro erano numerosi i cattolici ferventi, ordinò, senza esitazione, di uccidere tutti indistintamente, tanto Dio nell’aldilà, da padre buono e misericordioso, avrebbe saputo distinguere i suoi. Così solo a Béziers, nel luglio del 1209, furono massacrati circa 60.000 abitanti e la città fu data alle fiamme.
Dopo di lui il papato non avrà mai più la pienezza di poteri goduti da questo papa anche se le medievali pretese papaline non svanirono mai del tutto.
Ma la tendenza universalistica e totalitaria guida ancor oggi i capi della Chiesa: il
fine, ora come allora, è esercitare la sua forte influenza sui governi del mondo. Soltanto con questa finalità la Chiesa poteva, fin dalla fine dell’età antica, continuare l’Impero romano. Infatti, essà fu dapprima una sorta di Stato nello Stato, poi si fece Stato essa stessa, come mostra chiaramente il trapasso al Papa della denominazione di Vicarius Christi, cioè «Rappresentante» di Cristo in terra, attributo in un primo tempo solo dell’imperatore, mentre il papa aveva quello di Vicarius Petri. Ma quando l’impero crollò e la Chiesa subentrò al suo posto, il papa divenne, come già l’imperatore, Vicarius Christi. La Chiesa di Roma, come afferma Nietzsche, fu «l’ultima costruzione dei Romani».

Molti cattolici, specie italiani, hanno sempre sostenuto le pretese dominatrici della Chiesa facendo strame del versetto evangelico «Il mio Regno non è di questo mondo»! (Giovanni 18, 36) e hanno accettato senza remore che i millantati " Vicarii Christi" vivessero, come gli antichi sovrani orientali, in lussuose dimore satrapesche, in barba alle precise parole di Cristo: «Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo il loro nido; e il Figlio dell’uomo non ha nemmeno dove posare il suo capo» (Mt. 8, 20). Ma soprattutto hanno tollerato la secolare cupidigia di ricchezza della Chiesa, considerata unanimemente dagli esponenti dell'alta finanza mondiale, una delle maggiori potenze economiche del pianeta, in pieno e totale contrasto con l'esortazione gesuana «Va’, vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri» (Mc. 10, 21).





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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)