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venerdì 30 gennaio 2015

22- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte prima. I due errori fatali di Gesù. 1

Finché Gesù perseguì il suo apostolato politico-religioso nella Galilea, lontano da Gerusalemme, nella città santa era poco noto e forse considerato uno dei tanti rabbi improvvisati che sorgevano e tramontavano con una certa frequenza e che la gerarchia templare sopportava con malcelato fastidio. Ma quando calò a Gerusalemme e intensificò il suo ruolo messianico, suscitò ben presto l'attenzione delle alte classi del clero e degli erodiani, fortemente antimessianici, e verosimilmente degli stessi romani i quali, preoccupati dai continui disordini provocati da zeloti e sicari, controllavano capillarmente la città, specie durante le frequenti feste religiose che attiravano molti pellegrini da tutta la Palestina. La permanenza di Gesù a Gerusalemme non fu lunga ma subito suscitò un'ostilità potente e durissima che lo incupì e amareggiò.
L'atmosfera gioiosa, che lo aveva circondato nei villaggi della Galilea, veri e propri bagni di folla allegra e festante, si trasformò in aride e pedisseque dispute sotto i portici del Tempio con scribi e farisei arroganti e sprezzanti, che lo trattavano con supponenza e apertamente lo minacciavano.
L'amarezza di Gesù risulta in tutta la sua evidenza nell'accorata apostrofe a Gerusalemme: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!" (Matteo 23,37).
Nonostante l'appoggio, più sotterraneo che esplicito, di alcuni importanti sinedriti, come i già accennati Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea e di altri personaggi molto in vista come Lazzaro (ricordiamo che all'annuncio della sua morte erano giunti nella sua casa di Betània molti scribi e farisei di Gerusalemme), non pare, stando ai Vangeli, che Gesù fosse riuscito a raccogliere nella città santa un consistente gruppo di seguaci.
I gerosolimitani non erano così facili da conquistare come le semplici popolazioni rurali della Galilea.
Avvezzi ad assistere ad un flusso costante di pellegrini e di stranieri, si erano fatti più smaliziati e non si lasciavano facilmente incantare dal primo rabbi che giungeva dalla provincia. Soltanto scribi e farisei sembravano interessati al nuovo arrivato, ma unicamente per contestarlo e irriderlo. Di fronte ad una così palese ostilità, ad un così deliberato ostruzionismo, Gesù reagì con due gesti clamorosi che, se da una parte gli procurarono notorietà, ponendolo al centro dell'attenzione generale in quanto sfidava l’aristocrazia sacerdotale e il potere politico-militare romano, dall'altra portarono inesorabilmente al suo arresto fatale e alla sua condanna a morte. Il primo eclatante episodio, che maggiormente impressionò il Tempio e destò l'attenzione delle stesse autorità romane, fu l'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme, acclamato trionfalmente dalla popolazione come figlio di David e re d'Israele. Avvenne, secondo Giovanni (12,12-15), poco dopo la resurrezione di Lazzaro, e verosimilmente ebbe come punto di partenza Betània.
Durante il suo soggiorno a Gerusalemme Gesù, come abbiamo visto in precedenza, soggiornò frequentemente in questo piccolo villaggio che distava appena qualche chilometro dalla città santa, pernottando nella casa di Lazzaro assieme a Marta e alla Maddalena, sorelle di quest'ultimo. In quell'ambiente rurale, popolato da gente semplice, Gesù dopo gli aspri e continui scontri con gli scribi e i farisei sotto i portici del Tempio, che tanto lo amareggiavano, trascorse ore serene che gli ricordavano la gioiosa permanenza in Galilea.
Lì, dove era avvenuta, secondo Giovanni, la resurrezione del discepolo più amato e forse più vicino al suo ideale messianico, Gesù fu acclamato festosamente dalla gente del posto, che ben lo conosceva a causa delle sue frequenti visite nella casa di Lazzaro e della probabile parentela con lui, e condotto trionfalmente nella vicina Gerusalemme a cavallo di un asinello. La scena sembra ricalcata da una profezia di Zaccaria.

"Esulta grandemente….
Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d'asina” (Zaccaria 9, 9).
Secondo Marco, i gerosolimitani lo accolsero in un tripudio di canti e di rami di palma, al grido: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, il regno di David, nostro padre. Osanna negli altissimi!” (Marco 11,9-10).
Questa entrata trionfale nella città santa, intesa come clamorosa rivendicazione di messianicità regale, era un chiaro atto di deliberata provocazione politica e di piena sfida a Roma, perché inteso a conquistare i favori popolari nell'imminenza dell'insurrezione messianica. Che l'ingresso a Gerusalemme fosse intriso di implicazioni politiche divenne evidente, quando, pochi giorni dopo, Gesù entrò nel Tempio per scacciarne i mercanti che l'avevano trasformato in una "spelonca di ladroni" (Marco 11,17).
Questo secondo gesto fu un vero atto di guerriglia di stampo zelota, attuato con deliberata violenza etico-politica. L'immagine di Gesù che da solo si avventa tra i mercanti del sacro edificio, fustigandoli e rovesciando i loro banchi, appare inverosimile. È molto più verosimile che il suo intervento sia stato una vera e propria azione di massa e il mancato pronto intervento dei romani sia stato dovuto al fatto che i dimostranti erano così soverchianti di numero da costringere i romani ad asserragliarsi nella Torre Antonia, situata in linea d'aria, a pochi metri dal Tempio, senza osare di intervenire.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)