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martedì 10 febbraio 2015

25 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte prima. La passione 1

Il tradimento, l'arresto, il processo ebraico e romano, il supplizio, la morte e infine la resurrezione, nel modo in cui sono narrati nei Vangeli, confermano la supposizione della maggior parte degli studiosi che ritengono questi testi risalenti, nella loro forma attuale, a dopo le fatidiche distruzioni di Gerusalemme del 70 e del 135 d.C., e la loro stesura a mani non ebraiche ma gentili.
Nelle due guerre giudaiche del 70 e del 135, infatti, le armate romane, in seguito alle continue insurrezioni di tipo messianico, annientarono definitivamente lo Stato ebraico, cacciarono la totalità dei suoi abitanti dalla Palestina e, praticamente, cancellarono non solo l'intera comunità ebraica ma anche la Chiesa giudaico-cristiana di Gerusalemme.
La Chiesa neocristiana ed ellenistica fondata nel frattempo da Paolo, in opposizione a quella di Gerusalemme, che, come vedremo in seguito, si era ampiamente diffusa in tutte le contrade dell'Impero, divenne, allora, l'incontrastata padrona del campo, senza più nemici e rivali, ma fu politicamente collegata al popolo ebraico che si era dimostrato il nemico più implacabile di Roma.
Infatti, i cristiani apparivano, loro malgrado, gli eredi della religione ebraica e venivano ritenuti, a causa delle guerre del 70 e del 135, una forza rivoluzionaria perniciosa e pericolosa all'interno dell'impero romano. Bisognava, quindi, far apparire il suo fondatore del tutto estraneo alle tensioni messianiche del tempo.
Gli evangelisti, trovandosi in un clima persecutorio nei confronti dei cristiani, ritennero allora che accusare i giudei e non i romani della condanna a morte di Gesù, accreditare l'immagine di un Gesù pacifista e non messianico, che invitava ad amare i nemici (anche i romani, odiati visceralmente da tutto il popolo ebreo), a dare a Cesare quello che era di Cesare e a sacrificarsi come gli dei pagani salvifici per il bene dell'umanità, fino a diventare oggetto di un culto teofagico, potesse far superare la diffidenza verso la nuova religione e conciliarla con l'Impero.
Ecco allora l'invenzione del processo ebraico e la creazione, durante l'arresto di Gesù, di numerosi episodi assurdi e incongrui, intesi a nascondere o a travisare gli accadimenti reali di quella drammatica notte. Noi, leggendo i Vangeli tra le righe e in controluce, metteremo in evidenza tutte queste contraddizioni e cercheremo di stabilire una possibile verità storica. Cominciamo dall’arresto. Gli evangelisti vogliono farci credere che l'arresto di Gesù avvenne per ordine delle autorità del Tempio e per motivi squisitamente religiosi. Gesù si era proclamato Figlio di Dio, andava quindi punito come bestemmiatore.
Tesi assolutamente assurda e che non riesce a spiegare le macroscopiche incongruenze che accompagnarono l'avvenimento: l'urgenza dell'arresto, la complicità di un traditore e lo spiegamento di forze romane. Quella notte, prossima ad una ricorrenza sacra importantissima per gli ebrei, era il momento meno opportuno per l'arresto di un innocuo predicatore reo, al massimo, secondo i Vangeli, di essersi proclamato Figlio di Dio, cosa che per gli ebrei si poteva risolvere con la lapidazione decisa dal sinedrio o a furor di popolo.
Quindi l'accusa di blasfemia in nessun caso richiedeva un così urgente e drammatico intervento. E che bisogno c'era che un traditore con un bacio ne evidenziasse la persona, dal momento che Gesù, a detta degli stessi evangelisti, era conosciutissimo in tutta Gerusalemme e da tutte le personalità del Tempio, comprese le guardie?
Una settimana prima era entrato nella città santa tra un tripudio di gente che lo aveva acclamato festosa come il figlio di David, il nuovo re d'Israele. E nel Tempio discuteva tutti i giorni coi sacerdoti e i farisei di teologia e di giustizia e ne aveva scacciato i mercanti che lo profanavano, suscitando grande scandalo. E, infine, come spiegare che per arrestare un inerme e mite propugnatore della non-violenza, dell'amore del prossimo, occorresse una coorte di soldati romani (Giovanni parla chiaro:  in greco, cohortem in latino, ma ma per la Chiesa, in base alla sua traduzione fuorviante, un vago “distaccamento”), cioè di seicento legionari armati di tutto punto, oltre naturalmente le guardie del Tempio. Cosa c'entravano i soldati romani e in un numero così spropositato col reato di bestemmia, visto che Roma ammetteva in tutti i territori dell'Impero la massima libertà religiosa, e per la cattura di un individuo che i Vangeli ci tramandano come mite e ascetico?
A questo punto una domanda è inevitabile: Gesù venne arrestato per la sua scarsa ortodossia religiosa (e allora cosa c'entravano i soldati romani?) o perché si voleva sedare un'incipiente rivolta armata contro il potere imperiale da lui preparata? Se, come i fatti descritti dimostrano, questa risposta è l'unica valida perché Gesù, convinto di essere il Messia profetizzato dalle Scritture, nella notte del Monte degli Ulivi voleva attuare un colpo di Stato, fallito per l'opposizione dei sacerdoti e degli erodiani, allora tutto è chiaro, anche il gesto di Giuda. Il compito del traditore, infatti, non fu quello, stranamente superfluo, di indicare, col bacio convenuto, il personaggio conosciutissimo da tutti a Gerusalemme, ma di avvertire i sacerdoti tempestivamente che la sommossa stava per avere inizio, al fine di cogliere i rivoltosi di sorpresa, prima che ricevessero eventuali rinforzi da parte del popolo, e di bloccare così l'insurrezione sul nascere.
Ecco allora perché i sacerdoti aspettavano un segno dal traditore e perché era intervenuto un vero esercito. Questa tesi, destinata senz'altro a suscitare un vespaio in chi crede pedissequamente nella tradizione del Gesù solo salvatore spirituale, vedremo che verrà suffragata da ulteriori dimostrazioni nel seguito della passione.





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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)