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giovedì 5 febbraio 2015

La prima comunità cristiana di Roma era improntata al messianismo giudaico. 198

La comunità cristiana di Roma non venne fondata da Pietro, che mai soggiornò nella città, ma si formò abbastanza presto ad opera di ignoti giudeo-cristiani, verosimilmente con una «sinagoga speciale». All’epoca si trovavano a Roma circa 50.000 ebrei, diffusi in tutta la città, con tredici sinagoghe e numero si cimiteri.

Come quasi dappertutto, anche qui la comparsa dei cristiani diede luogo a scontri tra i giudei della diaspora, rimasti fedeli alla sinagoga, e i cristiano-giudei che si erano introdotti tra di loro per propagandare la nuova dottrina della parusia.

Probabilmente questi cristiano-giudei seguaci di Stefano, il protomartire cristiano, da Antiochia, dove si erano rifugiati per sfuggire alla persecuzione di re Agrippa di Gerusalemme, si erano trasferiti a Roma e con la loro predicazione dell'imminente ritorno di Gesù dal cielo per creare il nuovo Stato santo d'Israele, avevano gettato scompiglio nella numerosa e piuttosto malvista, a detta di Orazio e Giovenale importanti poeti latini, comunità ebraica.

Secondo gli storici romani Tacito e Svetonio questa setta cristiana era animata da odio non solo contro i romani ma addirittura contro l'intero genere umano. A giustificazione di questo loro giudizio, piuttosto pesante, va ricordato che i cristiani ebrei di Roma erano fortemente imbevuti di messianismo e consideravano imminente la distruzione dell'impero romano per opera di Jahvè.

A riprova di ciò basti citare quanto scriveva allora Giovanni, l'autore dell'Apocalisse, nel suo libro profetico, considerato rivelato dalla Chiesa Cattolica: "Ecco, (Cristo) viene sulle nuvole e ognuno lo vedrà; quelli che lo trafissero (cioè i romani) e tutte le nazioni della Terra si batteranno il petto per lui" (Apocalisse 1,7). E prosegue definendo Roma come la grande Babilonia, la madre delle meretrici e degli abomini della Terra e auspicando una sua distruzione imminente. Parole che denunciavano un clima infuocato ed esaltato da parte di questa minoranza cristiana.




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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)