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giovedì 12 febbraio 2015

L'editto di Claudio del 49 d.C. 199

La tensione tra i giudei cristiani, legati al messianismo jahvista, e i giudei della sinagoga, che invece volevano semplicemente osservare i precetti della Torah e occuparsi dei fatti loro, esplose violenta nel 49 e costrinse l'imperatore Claudio ad espellere dalla capitale sia gli ebrei della diaspora sia quelli della setta cristiana perché (secondo Svetonio) erano continuamente in tumulto per istigazione di Chrestus, (deformazione del nome Cristo?). Naturalmente i romani non ancora in grado di fare delle distinzioni precise tra i seguaci delle due sette ebraiche (Suet., Claud. 25, 3).

Questo episodio è molto significativo e ci fa capire perché anche Paolo, durante il suo apostolato in Asia, entrasse spesso in conflitto con gli ebrei della sinagoga e fosse più volte da loro percosso e minacciato di lapidazione. Gli ebrei della diaspora, infatti, più o meno integrati coi gentili, non condividevano le deliranti aspettative messianiche dei correligionari rimasti in Palestina, anzi le rigettavano con fastidio, consapevoli della loro pericolosità politica. Essi avevano accettato l'impero romano come un dato di fatto e il messianismo era chiaramente incompatibile con questa loro accettazione e con l'esenzione, loro concessa dai romani, di quanto potesse essere contrario alla loro fede.

Questi ebrei non volevano saperne della fine dei tempi e del ritorno del Risorto, che probabilmente consideravano un falso Messia, volevano soltanto rimanere fedeli alla Torah, essere lasciati in pace e occuparsi dei fatti loro. Consideravano Paolo e i suoi collaboratori degli istigatori. "Quei tali che mettono il mondo in subbuglio sono qui…Tutti costoro vanno contro i decreti dell'Imperatore affermando che c'è un altro re, Gesù" (Atti 17,6-7).

Ambrogio Donini in “Storia del Cristianesimo”, Teti, Milano, 1975, a proposito del nome di cristiani afferma: “Il nome di cristiani è nato in un ambiente non palestinese e veniva usato in senso d'ironico disprezzo (gli “unti”, gli “impomatati”) per distinguere gli ebrei della Sinagoga (ortodossi) dai nuovi convertiti, considerati gente strana, dalla lunga capigliatura, un po' come i nostri capelloni.” Chiaro riferimento al loro voto di nazireato che li costringeva a non far uso di forbici e rasoio. Naturalmente questi erano i cristiano-giudei legati alla Chiesa di Gerusalemme, non i pagano-cristiani fondati da Paolo dopo la sua apostasia dall'ebraismo.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)