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martedì 10 marzo 2015

33 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte seconda. La pseudo resurrezione .1

Mentre i seguaci di Gesù, rintanati nei pressi della Piscina di Siloe, frastornati e increduli dell'ignominiosa fine del loro capo, s'accingevano a rientrare alla chetichella in Galilea, Maria di Magdala, in preda a viva esaltazione, corse ad annunciar loro che aveva trovato la tomba del Maestro vuota.
Quest'annuncio fu come una folgorazione che dileguò, per incanto, il loro sconforto e trasformò la sensazione di sconfitta, causata dalla morte del loro presunto Messia, nell'euforica certezza della sua resurrezione. Una nuova speranza messianica si aprì alle loro menti: il Messia di discendenza davidica era risorto e, asceso al cielo alla destra di Dio Padre, sarebbe tornato sulla Terra, come Messia Martirizzato, sotto le spoglie del Figlio dell'Uomo, preconizzato nel Libro di Daniele.
Circonfuso di potere e di gloria avrebbe, dopo la cacciata definitiva degli oppressori d'Israele, rifondato il regno di David e restaurato l'antico Tempio di Salomone. Il nuovo regno sarebbe stato santo e imperituro e avrebbe costretto i gentili ad adorare Jahvè.
Questa convinzione si diffuse rapidamente tra i seguaci di Gesù e fu alla base del mito della sua resurrezione. Abbiamo visto in precedenza che il mondo antico, soprattutto ai tempi di Gesù, era dominato dalla superstizione più ampia, diffusa a tutti i livelli sociali, per cui visionari, guaritori e taumaturghi operavano ovunque pseudomiracoli di ogni genere, comprese le resurrezioni.
Prima di Cristo, secondo le leggende antiche, erano resuscitati dai morti il babilonese Marduk e molti altri dèi, come il siriano Adone, l’egiziano Osiride, il tracio Dioniso, per citarne alcuni. I miti di questi dèi erano diffusi in tutto l'Oriente e molto noti anche in Palestina.
A similitudine di Gesù, essi avevano subito sofferenze e martirio ed erano anche morti sulla croce. Le analogie col culto cristiano ci appaiono incredibilmente simili. Per fare un esempio: Marduk fu arrestato, processato, condannato a morte, fustigato e giustiziato assieme a due malfattori. Dopo la resurrezione discese agli inferi per liberare le anime dei defunti. Insomma la sua vicenda è analoga a quella di Gesù, per cui la pseudo resurrezione del Galileo apparve al suo tempo quasi normale.
Solo che riguardo a questo importantissimo avvenimento le contraddizioni, le incongruenze e le assurdità superano ogni immaginazione al punto che la teologia storico-critica lo giudica privo di ogni veridicità. La resurrezione vera e propria, infatti, non viene raccontata dai Vangeli canonici ma solo dal Vangelo apocrifo di Pietro, non riconosciuto dalla Chiesa.
I Vangeli canonici si limitano esclusivamente a far rilevare che le pie donne trovarono il sepolcro vuoto e ciò fece sorgere nell'antichità, ma anche nel Medioevo, la tesi che la sparizione del cadavere di Gesù fosse opera di Giuseppe di Arimatea con la connivenza della Maddalena.
Ma vediamo come i Vangeli raccontano la resurrezione di Gesù. Secondo Marco, la mattina della domenica di Pasqua, tre donne si recano con unguenti profumati al sepolcro per l’unzione del cadavere di Gesù, ignorando che questa era già stata fatta da Giuseppe d'Arimatea con spezie del peso di «ben cento libbre» (Giovanni 19,39). In più non si preoccupano di chi le potesse aiutare a smuovere la pietra tombale, che sapevano già sigillata e molto pesante. Trovano la tomba aperta e vuota e un angelo che annuncia loro la resurrezione di Gesù. Di quest'annuncio le tre donne non dicono nulla a nessuno perché impaurite (Marco 16,8). Successivamente Marco fa apparire Gesù anche alla Maddalena che annuncia la sua resurrezione a tutti i discepoli.
Il professor Bart Ehrman (Gesu non l'ha mai detto, Milano, Mondadori, 2007), una delle massime autorità mondiali nel campo degli studi biblici e  studioso di filologia greca ed ebraica, ha recentemente fatto la sconcertante scoperta che il racconto della resurrezione di Gesù non esisteva nei più antichi manoscritti del Vangelo di Marco ma fu aggiunto molto tempo dopo da un ignoto copista. Ha scoperto anche che altri passi evangelici non esistevano nei manoscritti più antichi, come ad esempio quello dell'adultera perdonata. (Giovanni 8,3-11).
In Matteo le donne sono due e vanno solo per dare uno sguardo alla tomba, senza considerare l'unzione del cadavere (Matteo 28,1) e trovano la tomba vuota e un angelo che annuncia la resurrezione e si precipitano immediatamente «a portare la notizia ai discepoli» (Matteo 28,8).
In Luca le donne sono più di tre e incontrano due angeli e dopo l'annuncio della resurrezione recano la notizia «agli undici e tutti gli altri» (Luca 24,9). In Giovanni a scoprire la tomba vuota è la sola Maddalena recatasi di buonora al sepolcro e subito corre ad avvertire Pietro e l'altro discepolo, che Gesù amava, della sparizione del cadavere.
Poi torna alla tomba e, mentre piange, vede prima due angeli vestiti di bianco e poi Gesù, che lei scambia per il giardiniere (Giovanni 20,1-17). Concludendo: per Marco e Giovanni la storia della resurrezione si verifica solo nella testa di Maria Maddalena.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)