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venerdì 17 luglio 2015

70- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte quarta. Le persecuzioni contro gli eretici.

La Chiesa, fin dalle sue origini, fu costantemente travagliata da dure e spesso crudeli lotte interne per motivi di ortodossia religiosa. Cominciò Paolo quando, opponendosi ai cristiano-giudei di Gerusalemme che lo accusavano di menzogna, li coprì di anatemi e di calunnie ignominiose definendoli a più riprese: «cani», «storpi» e «apostoli di menzogne».
Sulla scia di Paolo, gli ortodossi cristiani affibbiarono ai dissidenti eretici gli appellativi più ignobili come «sozzura e vituperio», «figli della maledizione», «bestie prive di intelletto” «figli primogeniti di Satana», «bestie in forma umana», «maiali» e «bestie da macello per l’inferno».
A proferire questi atroci insulti furono molti insigni dottori e Padri della Chiesa come Ireneo (Contro gli eretici 3,24) e Girolamo (Adversus Jovinianum). Per cui il filosofo pagano Celso poté scrivere che i cristiani: «si assalgono reciprocamente con invettive tanto aspre, che non si possono nemmeno ripetere» (Origene op. cit. 5,63).
Tertulliano, quando nauseato dalla mondanizzazione della Chiesa passò coi rigidi Montanisti, arrivò a dire dei cattolici che nella celebrazione del pasto eucaristico, una volta ubriachi, si giacevano insieme (Tertulliano, De ieiunio,16).
A raccogliere tutti i vituperi che si sono scambiati nei secoli i cristiani tra di loro si potrebbero riempire interi volumi. Il passaggio dall'ortodossia all'eresia era anticamente piuttosto facile, come ci dimostra il caso di due grandi dottori della Chiesa, Tertulliano e Origene, entrambi vigorosi polemisti contro gli eretici, poi passati nelle loro schiere. Il primo per aver denunciato la corruzione della Chiesa e il secondo per aver negata l'eternità dell'inferno.
Chi era colpito dall'odio ereticale veniva messo al bando della Chiesa, escluso da ogni incarico, sottoposto ad ignominie di ogni genere. Quando, però, la Chiesa si alleò agli Imperatori, agli eretici furono accomunate pene gravissime: l'esilio, la confisca del patrimonio, il rogo delle loro opere, e in taluni casi anche la pena di morte. Naturalmente, fu la Chiesa ad imporre agli Imperatori l'emanazione delle leggi antiereticali. I primi martiri eretici furono i Donatisti dei quali, purtroppo, siamo informati in modo assai lacunoso e unilaterale, giacché la Chiesa ha fatto distruggere tutti i loro documenti. Sappiamo però che questo movimento, che ebbe un largo seguito in tutto il mondo cattolico, esigeva che il clero fosse immune da lussuria, omicidio e apostasia, peccati allora frequenti e tollerati dalla Chiesa ormai mondanizzata. Ma la Chiesa rispose decretando di essere sempre santa, anche se le persone che la reggevano e l’amministravano potevano essere corrotte, e che nessun ecclesiastico potesse essere rimosso dal suo incarico, se pur colpevole di atti immorali e d'apostasia.
I Donatisti rifiutarono questo principio immorale, sostenuto da tutti i membri del clero, specie dai vescovi che spesso vivevano in modo satrapesco, e fecero dipendere la validità dei sacramenti dalla purezza di chi li somministrava, con enorme pericolo per la Chiesa che chiese l'intervento degli imperatori Costanzo e Onorio.
I quali, a più riprese, si affrettarono ad estirpare l'eresia con la violenza, facendo molti martiri donatisti tra laici, sacerdoti e vescovi. Grande influenza ebbe nella crociata contro i Donatisti l'apporto di Agostino, il quale, ricorrendo ad ogni tipo di sofisma, sostenne il diritto all’uso della violenza contro gli eretici mediante punizioni pecuniarie, sequestro delle chiese, esilio e presentando perfino queste punizioni come opera di misericordia (Agostino, Epistola 93,2-5).
In tal modo egli divenne l'ideologo della persecuzione, del martirio e della morte di milioni di uomini che dissentivano dalla Chiesa.
Da lui inizia una linea di condotta che condurrà inesorabilmente alle guerre contro i Catari e gli Albigesi, all’Inquisizione, al proselitismo coatto dell'America latina, alla caccia alle streghe e a tutti gli altri innumerevoli crimini perpetrati dalla Chiesa.
A dar man forte ad Agostino ci pensò poi Tommaso d'Aquino, altro sommo dottore, che nella sua monumentale Summa Teologica scrisse: «Per quanto riguarda gli eretici, essi si sono resi colpevoli di un peccato che giustifica che non solo siano espulsi dalla Chiesa con l’interdetto, ma anche che vengano allontanati da questo mondo con la pena di morte (Summa Theologiae, II)”. Ogni commento è superfluo.
Comunque il massacro fra i cristiani continuò, nel IV e V secolo, sino a che tutte le dottrine dichiarate “eretiche” non furono eliminate, con i rispettivi vangeli, da quella vincente sopravvissuta, che ha dato origine all'attuale cattolicesimo.
L'odio che imperversava tra i cristiani in quell'epoca viene così descritto da Ammiano Marcellino, il maggiore degli storici imperiali del IV secolo d.C. nelle sue "Res Gestae" ultimate entro il 378 d.C.:"Nessuna bestia feroce é ostile a se stessa come la maggior parte dei cristiani fra loro" (Res Gestae, XXII 5,3-4).
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)