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venerdì 24 luglio 2015

72- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte quinta. Il nuovo culto cristiano.

Al tempo delle comunità paoline e nella Chiesa delle origini il servizio divino era privo di qualsiasi carattere cultuale, non avveniva in luoghi opportunamente designati allo scopo, non contemplava altari e sacrifici e non prevedeva addetti sacerdotali. Lo spirito governava tutto e chiunque dei fedeli era autorizzato a insegnare, profetizzare, parlare in nome di Dio, e comparire in pubblico in qualità di sacerdote del Signore.
Ma per i pagani e per gli ebrei alle forme del culto apparteneva anche il sacrificio celebrato da sacerdoti e fu così che per i cristiani le donazioni offerte per il pasto comunitario dei poveri, i cui elementi fondamentali erano il pane e il vino, a poco a poco assunsero il significato di sacrificio. Per i primi Padri della Chiesa, come Giustino e Ireneo, la comunione rappresentò il ringraziamento della comunità purificata, ma già nel III secolo, con Cipriano, si impose rapidamente nella Chiesa la teoria del sacrificio inteso come ripetizione incruenta della morte di Gesù sulla croce. Era nata la Messa, cerimonia liturgica che capovolgeva il significato originario della comunione, da offerta per i poveri ad atto sacrificale per la divinità.
Sino alla fine del II secolo il sacerdozio era generalizzato, come abbiamo visto sopra, e chiunque - come attesta Tertulliano – poteva dispensare l'eucaristia. Con l'affermarsi del ruolo pastorale del vescovo, tutte le funzioni sacerdotali passarono nelle sue mani. Ma nel III secolo, con l'accrescersi del numero dei fedeli, il vescovo si trovò nella necessità di delegare ad altri la celebrazione di una parte della liturgia, soprattutto il battesimo e l'eucaristia.
Fu così istituto l’ordine sacerdotale ecclesiastico. La comunità cristiana fu divisa da allora in due categorie distinte: gli ecclesiastici e i laici. Il divario tra i due divenne, in breve, sempre più incolmabile.
Nel IV secolo, la Messa, che in un primo momento consisteva nella distribuzione dell'eucaristia, sotto l'influenza pagana adottò riti magico-sacramentali scopiazzati da Eleusi e dalla religione mitraica. Il tavolo delle offerte si trasformò in un altare fisso, come quello dei pagani, e l'edificio del culto assunse architetture maestose.
Dal V secolo, sotto l’influenza decisiva del cerimoniale cortigiano degli Imperatori, venne introdotto l’uso dell’incensazione durante la messa, come nel culto degli dèi, condannata però da alcuni Padri come «servizio diabolico» (Cirillo di Gerusalemme e Gregorio di Nissa).
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)