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martedì 5 gennaio 2016

1 – Il falso Jahvé - Prefazione

È opinione pressoché unanime che il monoteismo abbia avuto origine, venti secoli prima di Cristo, col patriarca Abramo e che da lui si sia ininterrottamente tramandato, attraverso il popolo ebraico, fino al cristianesimo che lo ha ereditato.
La Bibbia (Genesi 12, 1-7 e 17, 1-14) ci dice infatti che Abramo in due occasioni – a settantacinque e a novantanove anni – stipulò con l'Eterno il Patto dell'Alleanza col quale lo eleggeva a suo unico Dio e, in premio della sua assoluta sottomissione e fedeltà, ricevette la promessa che sarebbe diventato il patriarca del popolo eletto e il possessore, per diritto divino, della Terra di Canaan.
Oggi la storiografia considera la leggenda del mitico patriarca Abramo un pia preistoria e spiega che gli scribi e i sacerdoti che procedettero alla stesura della Bibbia, al tempo di re Giosia nel sesto secolo a.C., volendo dimostrare che il popolo ebraico discendeva da un unico capostipite ed era originario di Ur, un'antica città storicamente e religiosamente importante, posero retrospettivamente Abramo, un autorevole capo-tribù amorreo vissuto molti secoli prima e tramandato dalla sua gente come una leggenda, a capostipite di tutto Israele e a fondatore del monoteismo e del Patto dell'Alleanza. Ma non fu Abramo il vero iniziatore del monoteismo biblico, che è a fondamento dell'Ebraismo e del Cristianesimo, e tanto meno l'unico progenitore delle dodici tribù d'Israele. La prerogativa di avere trasmesso agli ebrei il monoteismo spetta invece a Mosè, il liberatore di quella parte del popolo d'Israele che era schiavo in Egitto. Non però il Mosè semita, salvato dalle acque e che incontra Dio nel roveto ardente, bensì il Mosè gran sacerdote e principe egiziano, iniziato alla teologia dei grandi misteri e sostenitore del monoteismo del faraone Akhenaton, suo parente e contemporaneo.
Questo libro mira a raccontare la vera nascita del monoteismo non basandosi soltanto sulla documentazione biblica, che come vedremo è in gran parte leggendaria e quindi poco attendibile, ma su quella extrabiblica che possiamo ricavare da antichi documenti egiziani, greci e latini. Mira, inoltre, ad evidenziare la parabola involutiva che il monoteismo andò incontro quando fu trasmesso al popolo ebraico prima e al cristianesimo poi. Infatti il monoteismo dei grandi misteri egizi, che rappresentò la più alta forma di religiosità espressa dall'uomo lungo tutta la sua storia, e che in origine era riservato a pochi eletti, quando venne trasmesso da Mosè a un popolo rozzo, incolto e abbruttito da secoli di schiavitù, quale era la schiera di semiti da lui adottata, si ridusse dal concetto del Dio-Tutto: universale, astratto, spirituale, anonimo, invisibile e al di fuori dalla portata della comune ragione umana, a quello di un Dio infinitamente minore, quale ci viene trasmesso dalla Bibbia: teistico, personale e nazionale, di esclusiva appartenenza cioè al popolo ebraico e quindi sganciato da ogni connessione con il concetto originario di divinità universale e assoluta. Col cristianesimo poi il Dio-Uno si è trasformato in un Dio-Trino e con l'introduzione del culto della Madonna e di una pletora di santi si è ulteriormente involuto in una forma di politeismo mascherato.
Per poter dimostrare la genesi e l'involuzione del monoteismo trasmesso da Mosè ripercorreremo, per sommi capi, la storia del popolo d'Israele come ci è stata tramandata dalla Bibbia e quindi riesamineremo anche questo sacro testo evidenziando la sua origine e le finalità che lo hanno fatto nascere, nonché tutte le incongruità storiche e teologiche che lo caratterizzano.
Dato quanto sopra esposto è superfluo spiegare che la Bibbia non sarà qui considerata un libro rivelato, come continuano a ritenerlo gli ortodossi ebrei e cristiani e alcune sette protestanti, ma un libro solo e prettamente umano, scritto per esaltare tutte le istanze teologiche, storiche e sociali degli antichi israeliti.
I vari momenti che caratterizzano la storia d'Israele verranno esaminati sotto due punti di vista: quello aderente al racconto biblico e quello che possiamo ricostruire basandoci sugli antichi documenti extra-biblici e i più recenti studi storico-filologici, nonché sulle ultime scoperte archeologiche che hanno rivoluzionato le nostre conoscenze riguardo la storia d'Israele e hanno chiarito il momento storico preciso in cui è nata la Bibbia ebraica e le circostanze teologiche che l'hanno determinata.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)