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giovedì 21 gennaio 2016

La nascita della S.Messa. 244

Come abbiamo ricordato in precedenza, le comunità cristiane primitive, fino al II secolo, non seguivano nelle loro assemblee un rituale prefissato. Ognuna di esse poteva disporre liberamente come gestirsi ed il sacerdozio, essendo allora generalizzato, consentiva a chiunque di dispensare l’eucaristia, di essere «prete» allo stesso titolo di qualsiasi altro cristiano, secondo la testimonianza di Tertulliano.

Ma, come ci viene attestato nella storia della religione greco-romana, la maggior parte dei templi pagani celebrava servizi divini quotidiani con sacrifici. Così, ad esempio, ogni giorno a Olimpia aveva luogo un servizio divino in onore di Zeus, fin dalll'inizio dell’epoca imperiale. E così avveniva per molti altri dei.

Ecco dunque che dietro influenza pagana, alla fine del Il secolo, la mensa per la comunione, fino ad allora costituita da semplici tavoli su cui si disponevano le offerte della comunità, venne trasformata in altare per il sacrificio, a similitudine dei templi pagani e giudaici. La trasformazione non fu immediata ma graduale e solo nel IV l’altare fisso vero e proprio divenne definitivo, portando così a compimento l’analogia definitiva con l’altare pagano o giudaico. Era nata la Messa, termine invalso probabilmente intorno al IV secolo e derivato dal latino "missa", secondo la formula conclusiva del sacerdote "ite missa est".

Dal II al IV secolo la Messa venne sempre più arricchita di tratti magico-sacramentali derivati dai riti misterici, soprattutto provenienti da Eleusi, di caratteristiche cultuali della religione mitraica e dei servizi divini in onore di molti altri dei. Divenne sempre più un calco letterale dalla liturgia pagana, soprattutto della liturgia di Iside.

Le differenti posture di preghiera – come inginocchiarsi, velare il capo, sciacquare preventivamente le mani – derivavano dal culto di Mitra e dall’universo religioso dei Misteri, così come il sermone, che era collegato al servizio divino di Eleusi e di Iside. Mentre in un primo momento il prete predicava stando seduto su una seggiola, come facevano tutti i maestri greci, successivamente utilizzò Il pulpito derivato dalla sinagoga e la comunità cristiana, seguendo un modello ellenistico, al termine del sermone gli concedeva il suo plauso o battendo le mani oppure sventolando fazzoletti.
Non si usavano ancora, tuttavia, paramenti specifici e la Messa e l’eucaristia erano celebrate con i vestiti di ogni giorno. Ma alla fine anche la Chiesa si appropriò delle vestimenta liturgiche delle religioni misteriche fin quasi nei minimi particolari. A poco a poco, copiando i più solenni cerimoniali dei servizi cultuali pagani, e dal V secolo, anche il cerimoniale cortigiano degli imperatori, la Messa si rivestì di sempre maggiore pomposità al punto da far concorrenza ai più solenni cerimoniali dei servizi cultuali pagani.

Infine venne in essa introdotto, durante la cerimonia, l’uso dell’incensazione, da sempre praticata nel culto degli dei, e in un primo momento esplicitamente condannata dai cristiani. Ancora nel IV secolo per Cirillo di Gerusalemme l’incensazione era un pagano «servizio diabolico» e per il Padre della Chiesa Gregorio di Nissa i turiboli erano «articoli di lusso» spiritualmente dannosi, e definiti «una mostruosità». L’assemblea comunitaria originaria, totalmente libera e priva di pastoie regolamentari, con la creazione della messa era trasformata in un complesso e pomposo servizio divino misterico.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)