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venerdì 22 gennaio 2016

6 – Il falso Jahvè. Il mitico patriarca Abramo. 5

Mentre soggiornava nella terra di Canaan avvenne una carestia e Abramo dovette emigrare provvisoriamente in Egitto, dove fu protagonista di un episodio che ce lo fa apparire privo di scrupoli morali e ben diverso dal personaggio timorato di Dio che la Bibbia ci suggerisce. Con il pretesto che la bellezza di Sara poteva indurre il faraone a ucciderlo per sottrargli la moglie, la rese disponibile al sovrano come concubina di lusso, facendola passare per sua sorella. In cambio dei favori della moglie Abramo ottenne dal faraone una cospicua ricchezza.
"Quando infatti Abramo giunse in Egitto, gli Egiziani videro che la donna [Sara] era molto bella. La videro anche gli ufficiali del Faraone e la lodarono davanti al Faraone e la donna fu portata in casa del Faraone. Ed egli trattò bene Abramo a motivo di lei. Così Abramo ebbe pecore, buoi, asini, servi, serve, asine e cammelli" (Genesi 12,14-16).
Ma l'Eterno, stando alla Bibbia, colpì il faraone con grandi calamità per aver approfittato delle grazie di Sara per cui il faraone, molto irritato, chiamò Abramo e gli disse:
"Che cosa mi hai fatto? Perché non mi hai detto che era tua moglie? Perché hai detto: "E' mia sorella"? Così io la presi per essere mia moglie. Ora dunque eccoti tua moglie; prendila e vattene!" (Genesi 12,18-19).
E lo fece espatriare, o meglio cacciare, lui e tutte le sue ricchezze.
La stessa cosa si ripeté con Abimelek, re di Gherar, ma costui – avvertito in sogno – non si unì a Sara ed evitò così la punizione divina. Ciò non impedì ad Abramo di ricevere da lui pecore, buoi, servi e serve in premio della sua disponibilità (Genesi 20,2-14).

Così, la futura matriarca dell'intero popolo ebraico sarebbe stata, poco decorosamente stando alla Bibbia, una concubina di lusso del faraone e di altri regnanti col beneplacito di Abramo suo marito. È singolare il fatto che anche Isacco, figlio di Abramo, abbia seguito un analogo comportamento, dichiarando, in determinate circostanze, che sua moglie Rebecca era sua sorella e quindi rendendola disponibile come concubina (Genesi 20,8-14).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)