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martedì 19 gennaio 2016

5 – Il falso Jahvè. Il mitico patriarca Abramo. 4

Tornando alla promessa fatta ad Abramo dal suo Dio tutelare, in essa non c'era certo nulla di straordinario. Il Dio di ogni tribù proclamava, in qualsiasi occasione, di riservare un futuro glorioso ai propri fedeli, sempre che lo si trattasse come divinità esclusiva del clan. Portandosi appresso il piccolo Dio della vecchia casa di Ur, Abramo tramutò l'idolatria in monolatria (o, meglio, in enoteismo), il che non ha niente a che vedere col vero monoteismo. Abramo non nega l'esistenza degli altri dèi, s'impegna semplicemente a venerarne uno solo, tra i tanti, e a restare a lui sempre fedele così da meritarsi la sua protezione. Un chiaro "do ut des".
L'antica città di Harran si trovava a 650 miglia a nordovest, all'altra estremità dell'Eufrate, sulle propaggini collinose delle montagne della Turchia occidentale. Ur e Harran erano due città legate sotto il profilo commerciale e religioso. Entrambe erano devote alla divinità lunare Sin, e da secoli i templi dedicati alla luna di Ur e di Harran erano famosi in tutto l'Antico Oriente e richiamavano numerosi pellegrini.
I due templi dedicati alla luna avevano probabilmente instaurato un sistema di stretti rapporti commerciali. Infatti, ad Harran affluivano le ricchezze minerarie provenienti dalle montagne della Turchia e a Ur le merci preziose dell'India (Geoffrey Bibby, Quattromila anni fa, pag 73).
Pare che la tribù d'Abramo si sia fermata a Harran alcuni anni, poi decise di traslocare verso sud. Non sappiamo perché. Forse per il fatto che gli ittiti si facevano sempre più minacciosi. Abramo era avanti nell'età quando decise di emigrare verso mezzogiorno e occidente, lungo le vie degli scambi commerciali e dei pascoli che attraverso Canaan portavano in Egitto:

"Or il Signore aveva detto ad Abramo: Vattene fuori del tuo paese, e del tuo parentado, e della casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò... (Genesi, 12, 1) […]Abramo adunque prese Sarai sua moglie, e Lot figliulo del suo fratello, e tutte le loro facoltà che avevano acquistate in Charan, e si partirono per andar nel paese di Canaan" (Genesi 12,5).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)