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martedì 15 marzo 2016

21– Il falso Jahvè. La religione dei grandi misteri. 2

Scrive Damascio, citando Giamblico: “I filosofi egizi del nostro tempo hanno spiegato la verità nascosta della loro filosofia che avevano rinvenuto in certe scritture egizie; ossia esisterebbe, secondo loro, un Principio Unico di tutte le cose, celebrato con il nome di Oscurità Invisibile”. E prosegue: “Nella religione e teologia popolare questo Dio Supremo e Nascosto, era chiamato Hammon o Ammone.” (Damascio, De Principiis, Collection Budé, Paris, 1991, Vol. III, pag. 167).
I misteri maggiori, che spiegavano l'esistenza del Dio Uno e Tutto, non ammettevano un aldilà quale veniva inteso dalla religione popolare, cioè un qualche luogo in cui fossero previsti premi per i giusti e castighi per gli empi. Gli iniziati, nell'ultimo stadio della loro illuminazione, arrivavano a un così elevato grado di conoscenza e di elevazione spirituale che per loro il bene e il male cessavano d'essere, ogni ammaestramento discorsivo diventava vano e muti di fronte al fulgore della Natura, sfociavano nell'immediatezza dell'epòpteia mistico-conoscitiva, nella visione ultima (Clemente Alessandrino, Stromata V,11,17,1).
I misteri maggiori, però, potevano essere riservati soltanto a quei pochissimi fra gli iniziati che fossero sufficientemente forti per virtù e sapienza da reggere alla rivelazione della verità, intesa come superamento del mondo illusorio, e dunque come ammissione di un solo Dio invisibile e senza nome, causa prima e fondamento dell'Essere, "che ha tratto origine da se stesso e dal quale tutte le cose derivano". (Clemente Alessandrino, Protreptikos 74, 4).
Per Plutarco, Pan era equiparato ad Iside quale dea della Natura, una Natura da non identificarsi, come abbiamo visto, con ciò che è palese a tutti nell'evidenza naturale. Scriveva Plutarco che in Egitto, nel tempio della dea Sais, “la statua di Atena, che essi identificano con Iside, reca incisa quest'epigrafe: «Io sono tutto ciò che è stato, che è e che sarà, e nessun mortale mai sollevò il mio velo.»” (Plutarco, op. cit., VIII). Parole, queste, che esprimono il concetto di Natura come sublime divinità dei misteri: astratta, spirituale, anonima, invisibile e fuori della portata della ragione umana.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)