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venerdì 25 marzo 2016

24– Il falso Jahvè. La controreligione del faraone Akhenaton. 2

Il culto del Dio Aton, secondo alcuni studiosi tra cui W.J. Perry (The Primordial Ocean, pagg. 146, 284), derivava dal culto del Dio Ra di Eliopoli, la città santuario dell'antico Egitto nella quale, secondo Manetone, Mosè aveva appreso la religione dei grandi misteri. Anche Sigmund Freud, nel suo saggio sul monoteismo di Mosè fece risalire l'origine delle idee rivoluzionarie di Akhenaton a Eliopoli e al suo antico culto solare (S. Freud. L'uomo Mosè e la religione monoteista, pag 351). In effetti, in Amarna vi erano collegamenti molto chiari con Eliopoli, come per esempio la pietra “Benben”, l'oggetto di culto più sacro, e il toro Mneves, l'animale sacro di quella città.
L'incommensurabile grandezza del nuovo e unico Dio Aton non poteva essere capita né dal popolo né dal basso clero, dati i loro limiti culturali, né poteva venire accettata dai grandi sacerdoti che ben sapevano quali rivolgimenti sociali e politici poteva determinare. Infatti, la repentina e brutale eliminazione degli dèi, così amati e venerati dal popolo, che li riteneva il solo motivo del benessere politico ed economico del paese, determinò un terribile shock e il timore di un crollo dell'ordine sociale e cosmico.
Se a ciò aggiungiamo che non ci si limitò a chiudere i templi e a cancellare le immagini degli dèi, ma si provvide anche a sospendere le feste collegate alla religione – celebrazioni che per il popolo, come abbiamo visto, rivestivano la massima importanza anche sotto l'aspetto sociale - possiamo capire l'enorme angoscia, la sensazione di totale disorientamento che s'impossessò di tutti, dal più ricco al più diseredato esponente della popolazione. Infatti, tutti i complessi e fastosi cerimoniali del culto degli dèi vennero eliminati e i sacerdoti furono esautorati da ogni funzione loro propria .
Siccome nella nuova religione non c'era più posto per schiere celesti – angeli, demoni o altri intermediari – tutte le potenze che fungevano da mediatrici fra Dio e il mondo vennero riunite e monopolizzate nella figura del sovrano (Arthur Weigall, The Life and Times of Akhenaton, pagg. 120-121). Si instaurò un culto sobrio, diretto, quasi asettico. Il faraone era l'unico sommo sacerdote del suo Dio; gli altri sacerdoti si limitavano ad assisterlo in questo servizio, e i nuovi templi, detti ipetrali, erano cortili scoperti in cui si venerava il Dio presente nella luce stessa.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)