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martedì 2 giugno 2015

57 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte quarta - Fine della parusia.

Tutto il cristianesimo primitivo sia giudaico che ellenistico, era incentrato sull'imminente ritorno del Signore dalle nuvole, come attestano molti passi delle Lettere di Paolo, dei Santi Pietro, Giacomo e Giovanni e dell'Apocalisse
«La fine di ogni cosa è vicina» preannunciava la Prima Lettera di Pietro (4,7) e la Lettera agli ebrei ammoniva: «Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire verrà, e non si farà aspettare» (10,37). E Giacomo: «Siate dunque pazienti, cari fratelli, fino alla venuta del Signore... Il giudice è alle porte» (5,7: 5,9). Per tutto l'intero II secolo anche il cristianesimo paolino mantenne viva l'aspettativa di un imminente ritorno di Gesù, come provano molte fonti cristiano-antiche, e perfino nel III secolo il Padre della Chiesa Cipriano l'attese con fede. Ci furono, a questo proposito, in quell'epoca degli episodi grotteschi.
Tanto per citarne uno: in Siria, un vescovo si incamminò verso il deserto seguito da tutti i fedeli, bambini compresi, per andare incontro all'imminente arrivo del Signore, con le conseguenze che si possono facilmente immaginare. Col passare del tempo, però, fu palese a tutti che Gesù, sulla immediata fine del mondo, s'era ingannato e allora la Chiesa per superare la delusione dei cristiani per un Signore così poco puntuale (Tertulliano, De Patientia, 2), con mirabili contorsioni teologiche trasferì definitivamente, come aveva annunciato Paolo, la parusia nel giorno del Giudizio. In tal modo riuscì a salvare capra e cavoli e a giustificare la sua istituzione.
Così, dopo che gli Imperatori ebbero elevato il cristianesimo a religione di Stato, i vescovi, che allora se la passavano magnificamente bene, precisarono che non era più il caso di parlare della parusia imminente, anzi questa aspettativa andava aspramente combattuta come un'ingenuità. e identificarono il Regno di Dio con l'aspettativa ultraterrena, capovolgendo la primitiva fede cristiana. Mediante una simile falsificazione il cristianesimo venne salvato e la Chiesa fu consolidata nei secoli (Agostino, De civitate Dei 20,9). Ben pochi cristiani sono oggi consapevoli che la loro dottrina nacque nella convinzione che Cristo sarebbe tornato quando i testimoni oculari dei suoi insegnamenti erano ancora in vita, cioè poco dopo la sua crocifissione. In seguito all'abbandono della parusia il cristianesimo si avviò, lentamente e inesorabilmente, verso un processo involutivo, trapassando da una fase di slancio rivoluzionario ad un'altra di lassismo, intolleranza e confessionalismo. Le libere comunità fondate sull'amore vennero irreggimentate da un apparato sempre più dogmatico e gerarchico e il rapporto diretto con Dio, come avveniva al tempo dei Profeti e Maestri, venne sottoposto alla mediazione burocratica del nascente clero. Insomma, si trasformarono in una nuova istituzione che diede origine alla Chiesa. Questa istituzione fu falsamente legittimata dal passo di Matteo che fa dire a Gesù: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno sopra di essa» (Matteo 16,18). Parole inconcepibili nella bocca di Gesù, che avendo proclamato sempre l'imminente arrivo del Regno di Dio in Terra, non poteva preconizzare l'istituzione di una Chiesa, permanente nei secoli.
Escatologia e Chiesa si escludono a vicenda. Quindi il passo di Matteo viene considerato dalla teologia critica uno dei tanti falsi del Nuovo Testamento, elaborato dalla gerarchia romana e interpolato dopo il III-IV secolo. Difatti, di esso non c'è traccia negli altri Vangeli.
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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)