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venerdì 2 settembre 2016

64– Il falso Jahvè. Il regno unito 3

Dalla figura regale idealizzata di David sorse, al tempo dei Maccabei, l'ideologia messianica che preconizzava l'avvento di un Messia il quale, divenuto il re ideale del tempo finale, avrebbe ristabilito il regno davidico e portato a compimento la promessa di un ininterrotto regno di Dio sulla Terra.
Il mitico alone che si sviluppò ben presto attorno alla figura di questo re fece passare in secondo piano quella che fu la sua vera personalità. Non si trattava di uno stinco di santo. Col re Saul, che lo aveva benignamente accolto a corte e che gli aveva dato in sposa la figlia Mikal, si comportò come un cospiratore. Fu un adultero incallito e non esitò a fare uccidere l'amico Uria per impossessarsi di sua moglie Betsabea della quale si era invaghito. Governò in modo tirannico la famiglia e lo Stato e mandò a morte il figlio Assalonne che si era ribellato al suo dispotismo. Ma sul piano della storia David è stato un vincente ed è stato quindi tramandato come il re più carismatico d'Israele e il progenitore del futuro Messia.
Alla morte di re David gli successe il figlio Salomone. Questo monarca, tramandatoci dalla Bibbia come mitico e leggendario, aveva ereditato dal padre le doti politiche e organizzative e dalla madre Betsabea il gusto per il satrapismo. Egli, sempre secondo la Bibbia, seppe dare ad Israele una forte organizzazione statale, un'amministrazione efficiente, una capitale degna di questo nome e un Tempio che divenne il centro cultuale del regno, per il cui servizio creò un clero integrato nello Stato. Ma nonostante la costruzione del Tempio in onore di Jahvè, Salomone consentì a molte delle sue settecento mogli e trecento concubine (1Re 11,1), quasi tutte d'origine straniera, l'adorazione dei loro dèi e quindi favorì lo sviluppo del sincretismo religioso statale che incontrò forti resistenze presso i seguaci del monoteismo rigoroso.
La leggenda vuole che, divenuto immensamente ricco (ma non si sa come), nel quarto anno del suo regno, realizzando il sogno del padre, abbia dato inizio alla costruzione del primo e unico tempio coperto di Gerusalemme, nonché di due sontuosi palazzi reali, uno per sé e l'altro per la consorte principale, una principessa egiziana che era una delle sue settecento mogli, e il suo harem (I Re 7,1-12).


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)