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martedì 20 settembre 2016

69– Il falso Jahvè. Il regno unito 8

Per quanto riguarda l'attività edificatoria di Salomone a Hazor, Meghiddo e Ghezer, città dove sono stati rinvenuti i resti di grandiosi e magnifici edifici attribuiti a questo re, indagini molto accurate eseguite con la tecnica di datazione al carbonio 14, considerata oggi esatta e precisa, hanno confermato che tutti quei monumenti risalgono al decimo-nono secolo a.C., cioè un secolo e mezzo dopo David e Salomone, quando Israele aveva conosciuto un considerevole sviluppo. Di David e Salomone l'archeologia ci può dire, quindi, soltanto che sono esistiti e che su di loro è stata creata una leggenda che si è perpetuata nei secoli, ampliandosi a dismisura.
Quando nel settimo secolo a.C. nel Regno di Giuda, sotto la regia di re Giosia, fu composta la prima stesura della Bibbia, poi rielaborata durante l'esilio e codificata nel post esilio durante la restaurazione di Ezra, Gerusalemme era diventata una città grande e prosperosa, con un esercito professionale, un'amministrazione centralizzata molto evoluta, un'alfabetizzazione diffusa a più livelli e possedeva tutti gli altri attributi di uno stato pienamente sviluppato. Lo scenario prospero e ricco del Regno di Giuda del settimo secolo venne così retrospettivamente proiettato al tempo di David e Salomone come a una mitica età dell'oro. Il commercio di spezie, beni di lusso rari e costosi con mercati lontani, col paesi di Ofir (1 Re 9,28; 10,11), seguendo le rotte arabe, divenne l'ispiratore della sfarzosa visita della regina di Saba, a Gerusalemme (1 Re 10,1-10). Il mito del grande impero davidico fu quindi creato in questo preciso momento storico per collegare, secondo la nuova teologia allora nascente, il mitico re David al destino dell'intero popolo d'Israele, in quanto questo re era stato il primo a interrompere il ciclo ricorrente tra idolatria e castigo divino, e per designare Giosia, sedicesimo legittimo erede della dinastia davidica, a rifondare la monarchia unita riconquistando l'antico regno settentrionale, perduto a causa dei peccati di Salomone.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)