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venerdì 22 maggio 2015

54 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte quarta -Le prime comunità cristiane 1

La diffusione del cristianesimo pagano-cristiano fondato da Paolo fu rapida e capillare in tutte le contrade dell'impero romano a causa di molteplici circostanze favorevoli. Anzitutto, l’unità politica della monarchia universale di Roma che ovunque offriva pace, sicurezza e garanzia della legge. Poi, un ottimo sistema di comunicazioni, con strade eccellenti dall’Eufrate alla Britannia e buoni collegamenti marittimi. Infine, una serie di altri importanti fattori: la diffusione del greco, divenuto lingua internazionale, la tolleranza religiosa accettata universalmente e la multirazzialità che favoriva i miscugli etnici.
Determinante fu anche il sincretismo religioso che fondeva armoniosamente i differenti culti orientali verso una superiore divinità universale. Così l'egiziano Serapide si fuse con Zeus, Helios, Asclepio e altri dèi; la dea Iside con Demetra, Artemide, Athena, e Afrodite.
Infine, a favorire il cristianesimo, fu la sua forte impronta sociale in quanto si rivolgeva alle classi più derelitte, ai ceti più bassi, soprattutto a schiavi e liberti, proclamando tutti gli uomini fratelli e predicava un ethos imperniato sull'amore per il prossimo.
Le prime comunità cristiano-ellenistiche che si svilupparono dapprima in Oriente (Siria e Turchia attuali) e poi nel restante impero romano, erano libere, autonome e indipendenti l'una dall'altra. Giudicando la fine del mondo ormai prossima vivevano appartate dalla società, applicando un rigoroso comunismo, basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e di consumo. Tertulliano nel suo Apologo, raccontando la vita dei cristiani del suo tempo, osserva: "ogni cosa è in comune tra noi, tranne le donne; perché la comunanza da noi si ferma dove inizia presso gli altri.”
Chi guidava le prime comunità cristiane non veniva imposto dall'alto o eletto dai fedeli ma derivava la sua autorità per il carisma spirituale che sapeva emanare. Era chiamato Profeta ed era considerato in grado di avere visioni e di comunicarle alla comunità. Paolo era uno di questi e tutti i suoi seguaci credevano ciecamente ai suoi rapimenti.
Il cristianesimo più antico fu dunque carismatico e profetico. Assieme al Profeta c'era anche un altro personaggio importante nella comunità, chiamato Maestro, il cui compito consisteva nell'istruire i fedeli su Dio.
Accanto a queste due guide spirituali c'erano altre persone, incaricate di funzioni prevalentemente economico-amministrative e sociali: raccolta delle offerte, assistenza dei bisognosi, allora molto numerosi, servizio alle mense e così via. Godevano di un prestigio notevolmente inferiore rispetto ai Profeti e ai Maestri ma erano indispensabili. Ricorrendo alla terminologia pagana, erano chiamati diaconi (gli inservienti più comuni), presbiteri (quelli di rango più importante) e vescovi (i controllori).
A mano a mano che l'influenza degli spirituali (Profeti e Maestri), andò scemando in seguito al procrastinarsi della parusia, crebbe per contro, nel II secolo, l'influenza dei vescovi e dei presbiteri, i quali, essendo i dispensatori di denaro e di altri beni, acquisirono sempre più importanza e prestigio. In un tempo relativamente breve, i vescovi subordinarono i presbiteri e poterono disporre, ad libitum, di tutte le entrate e le donazioni della comunità, senza dover render conto a nessuno del loro operato, se non al buon Dio. Il Sinodo di Antiochia (nel 341), tentò, inutilmente, di mettere sotto controllo il comportamento amministrativo dei vescovi. Essi continuarono a servirsi dei capitali ecclesiastici autonomamente, soprattutto per consolidare la loro posizione personale. Per accrescere le loro entrate si dedicarono in particolar modo alla conversione dei ricchi, con la conseguente rivalutazione della ricchezza e dei ceti superiori. L'affluire di sempre maggiori ricchezze nelle mani dei vescovi determinò, come ci fa sapere Origene, gravi fenomeni di decadenza morale e religiosa.
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)