Visualizzazioni totali

venerdì 4 settembre 2015

80- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte quinta. I dogmi. 4

Il termine paradiso, di origine sanscrita, definiva anticamente il giardino imperiale persiano, simbolico luogo di delizie e di perenne e assoluta perfezione, e fu usato nella Bibbia dei Settanta per indicare il Giardino dell’Eden.
Di lì è passato nelle tradizione cristiana per designare il luogo della felicità ultraterrena.
Come abbiamo visto a proposito dell’inferno, anche la certezza di una beata vita eterna nell’aldilà non deriva dalla Bibbia ebraica e nemmeno dagli apostoli ma poggia soltanto su due incerte allusioni evangeliche che sanno entrambe di rifacimenti posteriori, cioè di aggiunte tardive.
La prima, in Matteo, riferita al Giudizio Universale (Matteo 25, 31-46), ignorata dagli altri evangelisti; la seconda, in Luca, che riporta la risposta di Gesù alla richiesta del “buon ladrone” crocifisso con lui: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23,43). Ma questo versetto è ritenuto da molti esegeti un falso perché contraddetto da Marco che scrive: “Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano” (Marco 15,32), negando con ciò che uno dei due ladroni si fosse pentito.
Infine c’è un cenno in Paolo che in Corinzi 2, 12,4 afferma di essere stato rapito al terzo cielo e di aver udito parole indicibili. Queste sono le uniche citazioni nel Nuovo Testamento che si riferiscono al paradiso. Vi sembra logico ritenere che un così fondamentale principio della fede cristiana, sia stato totalmente ignorato dalla Bibbia ebraica e introdotto di sfuggita, per non dire di soppiatto, nel Nuovo Testamento? Cosa vi fa supporre un fatto del genere? Che è tutta una bufala inventata dalla Chiesa.
Ma, esattamente, come viene immaginato questo utopico e chimerico giardino delle delizie, dal quale nessuno è mai venuto a relazionarci? Assolutamente un antimondo, tutto all’incontrario della nostra valle di lacrime. Un mondo incantato, con tutte le meraviglie più inverosimili e mitico come una favola infantile.
Infatti, secondo la Chiesa, nel Giorno del Giudizio risorgeremo dalla polvere col nostro corpo fisico, per cui è evidente che il paradiso non dovrebbe essere solo un mondo spirituale, ma, come lo vedono i musulmani, ricolmo di delizie materiali di ogni specie. Il nostro corpo, infatti, risorto in splendida forma, nonostante l’età che l’ha condotto alla morte, sarà reso eterno e immutabile, per cui non conoscerà malattie, decadenza e vecchiaia. Non avrà bisogno di nutrirsi né di soddisfare bisogni fisiologici e libidici, come nel nostro basso mondo. Come trascorrerà tutto quel tempo interminabile a sua disposizione? In una perenne, indicibile gioia, determinata dallo splendore della presenza di Dio. Ma non solo. Per alcuni Padri e Dottori della Chiesa (Tertulliano e Tommaso d’Aquino), sadicamente inebriati dei tormenti infernali, il culmine dell’eterna beatitudine in paradiso sarà la contemplazione dei dannati nel fuoco inestinguibile. Ve lo immaginate in paradiso uno che deve assistere alle pene atroci cui è sottoposto nell’inferno un congiunto stretto, magari un padre, un figlio o un fratello? Questo spettacolo non diventerebbe per lui un atroce tormento, per l’eternità?
La fantasmagorica rappresentazione del paradiso e l'orripilante mostruosità dell'inferno non avendo, come abbiamo dimostrato, un vero fondamento biblico e nemmeno evangelico, possiamo considerarle una totale invenzione della Chiesa, il supremo ricatto escogitato per dominare le coscienze dei fedeli e imporre la succube osservanza alla sua dottrina, promettendo una fasulla felicità nell'aldilà e imponendo una dura rassegnazione nell'aldiquà.



Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)