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martedì 29 settembre 2015

87 “L'invenzione del cristianesimo” - Parte sesta. Le reliquie (Parte prima)

Dove però la religione cattolica raggiunge il top della credulità demenziale e della superstizione più morbosa, arrivando al feticismo necrofilo, è nella venerazione delle reliquie. Per quanto la vostra immaginazione sia fervida, mai potrà uguagliare le assurdità che troverete in queste pagine.
Le reliquie sono sempre state, e sono tuttora per la Chiesa, un colossale business e i santuari che ospitano quelle più venerate sono stati, da sempre, importanti mete di pellegrinaggi. Molte chiese sono nate proprio per contene le reliquie di qualche santo, come le quattro basiliche fatte costruire a Milano da Sant'Ambrogio.
Siccome la maggior parte dei credenti ha più fiducia nei santi e nella Madonna che nel Padre Eterno, troppo lontano dai loro problemi quotidiani, quando vogliono chiedere una grazia si rivolgono al loro santo preferito nel luogo in cui si conservano le sue reliquie, come a San Gennaro a Napoli, a Sant'Antonio a Padova o a San Nicola a Bari.
Solo che la credulità infantile della stragrande maggioranza della popolazione ha accettato senza remore una quantità sterminata di pseudo reliquie, prodotte da mitomani e da lestofanti e strumentalizzate per fini pietistici ed economici dagli ecclesiastici senza scrupoli, che non solo sono prive di ogni pur minima autenticità ma addirittura al di là di ogni razionalità.
Quello che fa specie è che queste inverosimili reliquie sono state oggetto di venerazione non solo da parte della popolazione ingenua e sprovveduta ma anche di papi e regnanti.
Pensate che a Costantinopoli, prima della caduta della città in mano ai turchi, erano oggetto di venerazione da parte del popolo, del patriarca e dell'imperatore, le reliquie più inverosimili dell'Antico Testamento, come l'ascia usata da Noè per la costruzione dell'Arca, il trono di Salomone, la verga di Mosè, le tavole della legge e frammenti dell'Arca dell'alleanza.
Ma altrettanto incredibili e mirabolanti risultano le reliquie riferite a Gesù e alla sua passione e crocifissione, ancor oggi venerate nel mondo cattolico. Prima di farne una carrellata esemplificativa, spieghiamo perché nessuna di esse può vantare una minima attendibilità.
Gli Atti degli Apostoli, che descrivono il cristianesimo delle origini, non fanno alcun accenno a possibili reliquie riferite alla vita e alla morte di Gesù, a Maria e agli apostoli. Anzi, ci danno netta la sensazione dell'assoluta indifferenza generale a questo riguardo. Anche perché non se ne sentiva la necessità, visto che tutti ritenevano imminente il ritorno di Gesù dal cielo in carne e ossa.
Lo stesso Paolo, che pur diede inizio alla deificazione di Gesù, nelle sue Lettere mai manifestò il minimo interesse a questo proposito. Quindi al tempo degli apostoli nessuna reliquia riferita a Gesù o alla Madonna era conosciuta e tanto meno oggetto di venerazione. Come mai allora successivamente, specie dal IV secolo in poi, il mondo cristiano fu invaso da ampolle di sangue di Cristo, da frammenti della sua croce e della corona di spine e via discorrendo? Tutte colossali bufale inventate in un tempo in cui la credulità era diffusa a tutti i livelli e mancava un qualsiasi criterio che stabilisse l'autenticità di quanto si affermava. Ma c'è un'altra considerazione importante da fare.
Nelle due Guerre Giudaiche del 70 e del 135 d.C. Gerusalemme, e gran parte della Palestina, furono saccheggiate e rase al suolo per ben due volte dall’esercito romano. Nel 135 l’imperatore Adriano, di fronte all’ennesima rivolta degli ebrei contro i romani, decise di risolvere il problema alla radice. Ordinò di cancellare a Gerusalemme e nella Palestina ogni traccia che si riferisse all’ebraismo e al cristianesimo. Quindi fece spianare il Golgota, sconvolse radicalmente ogni aspetto della vecchia città santa, e sulle rovine del Tempio fece erigere, come suprema profanazione, un tempio pagano con le statue di Giove Capitolino e di altre divinità.
Ciò determinò la radicale cancellazione di tutti i monumenti e gli oggetti religiosi ebraici e cristiani. Quindi gli attuali riferimenti ai luoghi santi (ad esempio il Santo Sepolcro individuato da Elena, madre di Costantino, e la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth) e alle reliquie relative, sono inattendibili sotto ogni punto di vista (alla luce anche delle successive stratificazioni apportate dai musulmani nel lungo periodo della loro dominazione). Furono inventati, assieme all’ubicazione della città di Nazareth, da Sant'Elena, madre di Costantino, e dai crociati nel Medioevo.
Ciò premesso, diamo un'occhiata alle più inverosimili e assurde reliquie cristiane che risalgono al cristianesimo primitivo.
Cominciamo con la croce su cui fu crocifisso Gesù e che Sant'Elena affermò di aver trovato coi tre chiodi e il titulum (cioè la targa), dopo quattro secoli dalla crocifissione, sotto un tempio pagano fatto costruire da Adriano sul Golgota spianato. Vi sembra verosimile una cosa del genere?
Questa presunta croce, dopo inverosimili vicende, fu divisa in tanti frammenti (conservati in molte basiliche) che messi insieme, come ironicamente affermava Erasmo da Rotterdam, potrebbero costruire una nave. I tre chiodi (gli unici salvatisi su migliaia di crocifissioni, per i babbei) furono considerati reliquie di inestimabile valore. Uno venne fuso nell'elmo di Costantino, un altro nel morso del suo cavallo (conservato nel Duomo di Milano) e il terzo si trova tuttora nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Nessun storico serio dà il minimo credito a tali rinvenimenti ma li rilega a pura leggenda.
Sulla scia della santa croce pullularono in breve tempo miriadi di reliquie, una più assurda dell'altra (ma tuttora considerate oggetto di culto per la Chiesa): la corona di spine, conservata nella Sainte Chapelle di Parigi, la colonna della flagellazione (Chiesa di Santa Pressede a Roma), la pietra sulla quale fu deposto il corpo di Cristo (Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme), due scale servite per la deposizione (una a Roma in Laterano e l'altra a Gerusalemme), la sacra lancia che colpì il costato di Gesù (Vienna), il sangue di Gesù scaturito dalla ferita del costato (Cattedrale di Mantova), una trentina di sudari in cui fu avvolto il corpo di Cristo nella sepoltura, il più importante dei quali, la Sacra Sindone, conservata a Torino, viene datata al XIV secolo col metodo del carbonio 14, effettuato in tre laboratori tra loro indipendenti.  

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)