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martedì 8 settembre 2015

81- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte quinta. Il papato. 1

Secondo la Chiesa Cattolica il papato è di origine apostolica perché l'apostolo Pietro è stato il primo papa romano. Ma è una affermazione assolutamente priva di ogni fondamento storico, come abbiamo dimostrato in precedenza parlando della presunta collaborazione tra Pietro e Paolo. In realtà Pietro non è mai stato a Roma e i primi nove papi, rivendicati dalla Chiesa, non sono mai esistiti.
Nei primi quattro secoli i vescovi di Roma furono considerati alla pari degli altri e solo nel V secolo un decreto di Papa Gelasio I decretò l'istituzione del primato papale su tutti i vescovi della cristianità, basandosi su un passo di Matteo (16,18), considerato non autentico dall'esegesi storica perché aggiunto nel IV secolo. Quindi solo da allora si può ipotizzare l'istituzione del papato vero e proprio.
Il crollo dell'impero romano d'Occidente, determinato dalle invasioni barbariche, aveva provocato in Italia un vuoto politico e amministrativo che fu subito riempito dal vescovo di Roma divenuto, in breve, il più importante arbitro delle vicende religiose e politiche del nostro Pese e dell'intero Occidente.
Ciò gli consentì di imporre la sua autorità a tutti gli altri vescovi europei e di erigersi a capo indiscusso di gran parte della cristianità. Con Gregorio Magno ha avuto inizio anche il potere temporale del papato, che si costituì grazie alle donazioni del re longobardo Liutprando e dei re Franchi. Il papa diventò così contemporaneamente capo della Chiesa e capo di uno Stato, comprendente Roma e i territori limitrofi. Nel primo Medioevo era così cresciuto il potere religioso e politico del papa, che egli tentò di fare dell’Europa un vasto impero teocratico, sotto la sua dominazione. Pretendeva di nominare e deporre i re e gli imperatori. Quando vide fallire il suo tentativo, non esitò ad allearsi ai sovrani che aveva tentato di sottomettere, per favorire l'assolutismo politico e religioso più integrale. “Trono e altare, spada e croce”, era il suo motto.
Il papato impose allora agli Stati europei di perseguitare con rigore i delitti d’opinione, qualificandoli come eresia, ricorrendo alla scomunica che comportava la prigione, la confisca dei beni e la pena di morte. Da allora la Chiesa si è trasformata in un'istituzione oscurantista e oppressiva che non si è limitata soltanto ad imporre il suo controllo sull'ortodossia della fede, ma ha voluto condizionare ogni libertà di pensiero, di coscienza e di parola dei singoli individui e controllare tutto lo scibile fino allora conosciuto, per trasmetterlo, solo e in quanto conforme alla sua dottrina.
Col potere temporale e con l'imposizione di gravosi tributi a tutto l'Occidente la Chiesa accumulò enormi ricchezze e Roma divenne per molti secoli il centro più importante dell'Occidente sotto l'aspetto mondano e artistico.
A causa dell'enorme potere che consentiva la carica papale, questa fu per molti secoli oggetto di enormi e smodati appetiti e ingenerò imbrogli, intimidazioni e violenza sia da parte dei nobili romani, che per alcuni secoli ne condizionarono pesantemente l'elezione, sia da parte degli ecclesiastici, spesso moralmente indegni, che l'ambivano.
Abbiamo avuto quindi molti papi (la maggioranza) tutt'altro che pii e apostolici, passati quindi alla storia come miscredenti, lussuriosi, crudeli, depravati e rotti ad ogni turpitudine. Caratteristica comune a tutti, buoni e cattivi, è stata, ed è tuttora, la guerra ad oltranza ad ogni anelito di libertà di pensiero, di parola, di ricerca scientifica, di evoluzione sociale e di libertà politica. Tutti i papi, nessuno escluso, hanno rifiutato anche la più parziale concessione di queste libertà, anzi le hanno sempre ferocemente contrastate, ricorrendo ad ogni mezzo (scomuniche, carcere, condanne a morte, roghi) e appoggiandosi al braccio secolare (i sovrani assoluti) per impedirle.
Quando, nei tempi recenti, hanno dovuto accettare la nascita della democrazia, lo hanno fatto obtorto collo, sempre auspicando il ritorno delle dittature di tipo fascista (Mussolini, Franco, Salazar, Pinochet e Peron). Per cui il papato è sempre stato, e sempre sarà per la sua intrinseca vocazione teocratica, uno strumento di oscurantismo e di oppressione culturale, sociale e politica, come possiamo constatare al giorno d'oggi in Italia. In aggiunta a questa grossa remora, altre due pesanti fardelli hanno caratterizzato il papato nel passato e sono stati causa della corruzione e del degrado della Chiesa: la simonia (il commercio delle cariche ecclesiastiche) e il nepotismo.
Quest'ultimo ha determinato l'origine di gran parte della nobiltà romana, con l'assegnazione di titoli nobiliari, feudi e cospicue ricchezze da parte dei papi ai loro parenti. Spesso i nipoti mascheravano il fatto che erano i figli dello stesso papa. Il nepotismo, più o meno mascherato, è durato fino a papa Pacelli.
Illustrare, seppur sommariamente, tutti i papi, poco o niente degni dell’alta carica che ricoprirono, richiederebbe la stesura di alcuni volumi, mi limiterò, quindi, a citarne alcuni. tra i più noti alla storia. Nel secolo X la Roma papale fu a lungo dominata da donne scellerate e lussuriose, autentiche Messaline, che elessero e deposero i papi a loro piacimento. Una di queste, di nome Marozia, generò col papa Sergio III, miscredente e crapulone un figlio, da lui riconosciuto, che salì poi, appena sedicenne, al soglio pontificio col nome di Giovanni XI (931-936).
Un nipote di Marozia, Giovanni XII (955-963), che divenne papa a 18 anni, condusse una vita così depravata da essere accusato dall'imperatore Ottone e dal clero romano di ogni turpitudine: stupro, omosessualità, pedofilia e incesto, oltre che di innumerevoli delitti. Morì ammazzato in flagrante adulterio. Un altro discendente di Marozia, Benedetto IX (1032-1048),divenne papa in tenera età.
Secondo san Pier Damiani, suo contemporaneo, si coprì di ogni tipo di nefandezze arrivando al punto di sodomizzare gli animali e di mettere all'asta il pontificato per ben tre volte.
Papa Giovanni XXIII (oggi annoverato tra gli antipapi) (1410-1415), superò tutti i suoi predecessori in malvagità e turpitudine. Era un uomo d'armi e dopo aver avvelenato papa Alessandro V, mentre era suo ospite, obbligò con la forza i cardinali ad eleggerlo papa, senza essere nemmeno prete.
Era ritenuto dalla vox populi un sessuomane impenitente. Fu deposto nel 1415 dal Concilio di Costanza con le accuse più infamanti (che egli riconobbe): ateismo, sodomia, simonia, stupro con centinaia di donne, comprese molte monache, omicidi di ogni genere e incesto con le sorelle. Imprigionato per ordine dell'imperatore Sigismondo, fu liberato per intercessione di Cosimo de' Medici che pagò il suo riscatto.
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)