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venerdì 16 ottobre 2015

92- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. L'oscurantismo culturale 2

E che dire della cultura scientifica, come la fisica, la medicina, l'astronomia e persino la matematica, discipline ritenute dalla Chiesa in perenne contrasto con le Sacre Scritture?
Le nostre università, censurate nei libri, spiate dagli inquisitori, dovettero barcamenarsi come potevano, costrette ad impartire un insegnamento cifrato, allusivo e dissimulato, e a ricorrere a tutti i sotterfugi per insegnare un po' di anatomia e di scienza. Insomma una catastrofe culturale di immani conseguenze negative che ci spiega perché ancor oggi l'Italia, a causa della repellenza verso la carta stampata che ci è stato inculcata dalla Chiesa, è il Paese in cui si legge meno che in qualsiasi altro Stato europeo. Difatti la Chiesa si è sempre opposta alla diffusione dell’istruzione e tutti i papi nell'ottocento hanno contrastata duramente la scuola d'obbligo. Il famigerato Pio IX arrivò a dichiarare che “l'istruzzione” (con due zeta) obbligatoria rappresentava un “autentico flagello”.
Ecco spiegate anche tante altre arretratezze nostrane, come il fatto che l'Italia non si è mai trasformata in uno Stato laico e, ancor oggi, vengono negati ai suoi cittadini i più elementari diritti civili vigenti in tutti gli altri Stati, come il riconoscimento delle coppie di fatto, la libera procreazione assistita, il riconoscimento alle donne di decidere sulla propria maternità, la facoltà per ciascuno di noi di decidere sulla propria salute e sulla propria vita, e alle persone omosessuali di ottenere la parità di diritti, e vige il divieto più assoluto su tutto quanto contrasta l'ideologia cattolica.
Ecco perché i nostri politici, asserviti al Vaticano, vogliono imporci come legge di Stato la morale cattolica. Ecco, infine, perché perfino molti dei nostri (cosiddetti) atei, sono atei baciapile, atei devoti che vanno in fregola quando possono mettersi al servizio di cause oscurantiste proposte dalla Chiesa. Ovviamente la decadenza del nostro Paese, causata dalla Controriforma e dall'Indice, non ha riguardato soltanto la cultura, la scienza e la politica, ma anche la morale e l'economia. Vediamo come.
Nel protestantesimo, la spinta culturale, derivata dalla libertà di accedere direttamente e personalmente alle verità della Bibbia, spinse ognuno ad imparare a leggere. Guai a chi non era in grado di farlo. Fu una enorme molla culturale perché l'ignoranza era considerata figlia del diavolo. Ma al protestante non bastava saper leggere la Bibbia, gli occorreva anche poterla interpretare col proprio acume, confrontandosi, magari, con gli altri. Di qui lo stimolo alla ricerca personale e allo sviluppo del senso critico.
Il protestante divenne quindi uno strumento attivo perché sapeva costruire la sua verità con lo studio personale, con la riflessione e col dibattito; quello cattolico, al contrario, rimasto totalmente passivo, perché tenuto sotto tutela, dovette accettare la verità interpretata da altri (il clero) senza mai avere l'opportunità di verificarla.
Inoltre, il protestante sentiva come dovere morale la laboriosità, la disciplina, la frugalità, l’efficienza e la cultura. Nello stesso tempo rifiutava l'ascetismo cattolico, che disprezzava le cose buone e belle del mondo, ed esaltava la povertà e la rassegnazione ai soprusi e alle angherie dei prepotenti. Il protestante voleva vivere, agire, operare, lavorare e sacrificarsi per la famiglia e il successo, convinto che ricchezza e benessere fossero segni della Grazia.
Fu questa nuova morale a far nascere il capitalismo, secondo la celebre tesi di Max Weber (L'etica protestante e lo spirito del capitalismo). Inglesi, tedeschi, svizzeri e olandesi, spinti da questa morale aperta e positiva, riuscirono a dare un nuovo impulso al commercio, alla ricerca, alle relazioni politiche e sociali, sviluppando la borghesia e l'imprenditoria e creando le premesse allo sviluppo economico dei loro Paesi e del mondo intero. I Paesi cattolici, soprattutto l'Italia e la Spagna, dominati dal conservatorismo religioso e dalla nobiltà latifondista, rimasero culturalmente ed economicamente arretrati.
Fra il Seicento e il Settecento, quindi, mentre l'Europa protestante creava la strutture socio-economico-politiche dello Stato moderno, l'Italia, in piena decadenza, era intenta soprattutto ad accrescere il numero delle festività in onore di nuovi santi, di nuovi culti della Madonna, di nuove rivelazioni miracolose, di nuovi dogmi e nuovi riti, tutti intesi ad incrementare la già enorme superstizione popolare.




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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)